
Esiste un fenomeno inspiegabile per cui, dopo aver letto casualmente su un libro o un giornale una cosa che si ignorava, il giorno stesso o in quelli seguenti ci si imbatte in qualche modo nello stesso argomento. Non un déjà vu, per intenderci, ma piuttosto quel meccanismo che fa sì che incontriamo il nuovo vicino di casa in ogni angolo della città dopo aver passato una vita ignorandone l’esistenza. Insomma, per farla breve, Matteo Motolese sul
Domenicale del “Sole24ore” del 20 settembre scorso recensisce un saggio di Furio Brugnolo su come la lingua italiana sia stata fatta propria da autori di altra nazionalità. La ricerca prende piede dai trovatori provenzali ed in particolare da Raimbaut de Vaqueiras, che intorno alla fine del XII secolo verseggia ospite nella corte dei marchesi di Monferrato. Lo studio di Brugnolo evidenzia come una delle prime testimonianze del genovese antico si ritrovi nel cosiddetto
Contrasto, dove il poeta fa canticchiare a una donna genovese «giullare, il tuo provenzale, te l’assicuro, per me non vale un soldo; non ti capisco più di un tedesco di un sardo o un berbero» (
jujar, to proenzalesco, s’eu aja gauzo de mi, non prezo un genoì; no t’entend plui d’un toesco o sardo o barbarì). Per onor di cronaca, il buon Raimbaut conosceva la Sardegna, anzi i sardi, o, meglio, le sarde (un po’ come accade oggi), visto che in una sua nota poesia canta la bellezza della principessa logudorese Maria
la Sarda, moglie di Bonifacio di Saluzzo. Detto questo, il giorno dopo sono incappato in un passo di Boncompagno da Signa, celebre maestro medievale di retorica, relativo al modo di piangere nei vari popoli. Ebbene, uno dei capitoli è dedicato ai Sardi e ai Berberi: i primi per gelosia sferzerebbero l’aria con urla simili a quelle dei cacciatori, gli altri ululerebbero come lupi mentre le loro mogli guairebbero come volpi (
Sardi zelotipi more venantium ictu vocis verberant aerem, quando plangunt, et Barbari tanquam lupi ululant et mulieres eorum ganniunt sicut vulpes). Nel 2003 il film di Mereu
Ballo a tre passi dipingeva un quadro non molto dissimile, mentre Aldo, Giovanni e Giacomo, quando ancora facevano ridere, con la gag del “nonno” avevano colto bene il lato esotico della faccenda. C’è da esserne contenti o dispiaciuti? La non-risposta sta tutta nello sguardo interrogativo-strabico del muflone: molto
sardish!
Alessandro Soddu