1. Dopodomani, un anno fa, pubblicavo il primo post di Dies.
365 giorni (uno più, uno meno) non sono un lasso di tempo particolarmente ampio, però invogliano già ad uno sguardo retrospettivo per fare il primo piccolo bilancio di un’esperienza.
Se dicessi che siamo andati “alla grande” sarei un mentitore che sa di mentire, perché il mio unico intendimento sarebbe quello di millantare credito.
In verità non siamo andati proprio alla grande. A parte un manipolo di valorosi, che ci ha seguito fin dall’inizio (o quasi), e al quale va la nostra sempiterna riconoscenza, non abbiamo avuto un vero “pubblico” di commentatori.
Il mio amico Alessandro ha una sua teoria: che, probabilmente, in molti ci leggono senza lasciare commenti. Non so quanto fondamento possa avere questa ipotesi, ma se fosse vera non mi sentirei più sollevato, perché abbiamo creato Dies con l’ambizione di suscitare il dibattito intorno a questioni che interessano un po’ tutti.
O, almeno, così dovrebbe essere. In realtà sembrerebbe che così non sia.
Allora, inevitabilmente, uno si chiede da cosa dipenda il disinteresse. La prima risposta, la meno presuntuosa, è che non siamo capaci di essere interessanti, dunque dovremmo chiuderci in camera caritatis per capire dove sbagliamo e cosa possiamo fare per non sbagliare più (o per sbagliare meno, via).
La seconda, forse un po’ facilona, è che in realtà ci segue giusto quel manipolo di valorosi, dunque dovremmo studiare una strategia di marketing che riesca a “venderci” ad un pubblico più vasto.
La terza, molto tormentata ed esistenzialista, dà tutta la colpa all’“epoca del disincanto”, in cui continuiamo a vivere, sebbene il Novecento sia finito.
2. Per capire se sia buona la terza, però, ci vorrebbero Freud, Adorno o Horkheimer.
Allora, in tutta modestia, torno al primo anno di Dies, perché il 2009 mi suggerisce una definizione alternativa: l’“anno del rewind”.
In questi giorni gli inconsolabili vedovi di Craxi stanno realizzando il sogno che hanno coltivato nei mesi passati, cioè glorificare e riabilitare il caro estinto.
In precedenza la mente illuminata di Pansa ci aveva spiegato che i poveri repubblichini erano italiani anche loro (ma va?), che credevano sinceramente nella loro idea di Italia (peccato che fosse anche quella del Duce!) e che dunque meritano di essere riabilitati. Pure loro.
Intanto, sostenuto da innumerevoli fans, c’è anche chi continuerà la sua personale riabilitazione “in progress” attraverso la via legal-costituzionale: è questione di classe, non tutti possono permetterselo.
A questo punto propongo di abolire il nome Italia e di chiamare il nostro paese Riabilandia. È un paese che non sa proprio fare a meno di guardare indietro; così conservatore da restare attaccato anche agli esempi peggiori della sua storia.
Ad ogni modo, buon compleanno Dies!
Francesco Obinu
In attesa di finire di elaborare anche la mia opinione sul primo compleanno di Dies, lasciami dire che Riabilandia è perfetto! :) Grande Francesco!
RispondiEliminaAgrippina D.
Non so se il nostro blog sia un successo e se questo si possa misurare in qualche modo. Non so neanche se la parola “successo” possa avere un significato preciso per chi si intestardisce in questo esercizio gratuito e illusorio. Se però un anno fa Francesco Obinu, Denise Pisanu, Alessandro Soddu e Mauro Sanna hanno deciso di “fare Dies” e un anno dopo continuano a farlo ci sarà pure una buona ragione. Io ringrazio i miei compagni di viaggio solo per poter condividere questo viaggio. Insieme a tutti i passeggeri, che, anonimi o meno, commentano, parlando al conducente.
RispondiEliminaAlessandro Soddu
A dire il vero l'età della riabilitazione è iniziata quando Marco Giusti ha deciso che i film con Bombolo e Cannavale erano belli.
RispondiEliminaIl drappello di fans è drappello di fans perché l'era della Rai monocanale con indice di gradimento su programma unico è finita. Questa è l'età della frammentazione (anche della mia).
Le soluzioni che tu proponi sono entrambe valide: marketing (e non è "facilona", è necessaria: che tu abbia pensato alla "teoria della relatività" chiamandoti Robinson Crusoe non serve granché) e umiltà: non sempre siamo interessanti e soprattutto non possiamo stabilire noi cosa lo sia.
Da ultimo una riflessione presuntuosa: la Gazzetta della Sport è da sempre il giornale più venduto. Vogliamo essere la Gazzetta dello Sport?
Io faccio parte di quelli che vi seguono, ma, sinceramente, i miei dubbi iniziali sono rimasti tali.
RispondiElimina1. Siete capaci di essere interessanti? Sinceramente a volte i vostri articoli sono troppo lunghi e sembrano essere delle discussione fatte tra voi. In altri casi, invece, gli articoli risultano molto complessi e non sempre arrivabili ai lettori.
Io, che sicuramente ho tante cose da imparare, a volte faccio fatica a starvi dietro. Dietro a una certa ironia, dietro a una determinata allegoria (che manco so cosa vuol dire, ma volevo far finta di saperne umbè :-)), dietro anche ad alcuni riferimenti molto tecnici.
So che sto per dire una cosa che potrebbe farvi inorridire, ma dovreste cercare di esser capaci di spiegare le cose anche al "popolino" (mi sento tanto un politico). Altrimenti risultate "fastidiosamente" elitari.
Infine quando gli articoli sono eccessivamente lunghi anche la risposta lo dovrà necessariamente essere se si vuole rispondere in maniera articolata ai temi trattati.
2. Disincanto? Sì, disincanto davanti al GF, alla riabilitazione di Craxi, ad una politica incapace di tutelare i cittadini (TUTTI), a Buona Domenica, a Domenica In, ai sessantottini miracolosamente diventati personaggi di "spicco" del PDL, al caso Cirio, al caso Parmalat, al caso Alitalia, al caso Corona, a... ... ...penso che potri restare ore a scrivere del perchè del mio disincanto.
3. Marketing? Dicono che il più efficace sia il "passa parola", ma nel vostro caso, se posso, non basta ed allora:
a. cambiate la grafica e cercate di renderla più accattivante;
b. indicate in un lato del blog le persone che partecipano a questa bellissima avventura;
c. cercate di trovare il modo di mettere in evidenza il vostro manifesto;
d. leggete anche altri blog simili ai vostri e provate a commentarne gli articoli altrimenti gli altri possono pensare che ve la tirate;
e. leggete anche altri blog simili ai vostri perchè altre persone che pensano di essere gli unici a questo mondo hanno invece la vostra stessa voglia di scrivere e discutere;
f. date una cadenza agli interventi degli autori (o state in silenzio per qualche giorno o scrivete 4 articoli in appena 3 giorni) altrimenti, visto i temi toccati, viene male seguirvi ed intervenire;
g. cambiate piattaforma. In quella di Tiscali, ad esempio, nella home page dei blog vengono pubblicati gli ultimi articolo editi ed i più interessanti vengono anche messi in evidenza. Io, scusate, questa piattaforma la odio (ovviamente è la mia personalissima -GIUSTA- opinione)
h. createvi un contatto su Facebook perchè secondo alcuni, ormai, il mondo dei blog è già superato (quanto mi sento vecchio - sempre ndr)
Le lettere a, e, f, h, le trovo particolarmente importanti.
Chiedo scusa se sono stato eccessivamente duro e lungo.
Un abbraccio,
Leonardo Bindi
Auguri!!!!!!!!!Alle volte non capisco il vostro linguaggio. Non commento perchè ho paura di sbagliare le doppie.
RispondiEliminacommenta invece, chi fazzi be' a lu cori!
RispondiEliminaOgni tanto vi seguo, ma è la prima volta che lascio un commento. Vi dico subito che non condivido l'impostazione ideologica che traspare dai vostri scritti, ma a me piace leggere anche i contributi di chi vede le cose in maniera diversa da me. Siete in pochi, è vero, questo per me non sarebbe un difetto, anzi... ma mi rendo conto che per voi deve essere inconcepibile diffondere idee e pareri solo per pochi. D'altronde oggi tutto si valuta solo in base al numero, alla quantità, anche se spesso la grande quantità corrisponde ad una bassissima qualità. Si è vero, siete anche un pò troppo autoreferenziali, ma forse ciò è dovuto al fatto che a scivere siete sempre gli stessi. Il difetto di questo blog è che è troppo monolitico. Sarebbe bello che spiccassero pareri diversi, anche contrastanti: è la discussione che rende interessante un blog. Invece quì è tutto un pò banale e scontato. Inoltre sareste più accattivanti se riusciste ad essere un pò meno "radical chic". Avete, a volte, quell'aria di chi pensa di essere sempre nel giusto e di essere i buoni della situazione, mentre gli altri sono solo degli stolti accecati dall'ignoranza. Anch'io, come voi, detesto questa attuale società e la sua penosa deriva, anche se parto da presupposti agli antipodi dei vostri. Continuerò a seguirvi e vi faccio i miei auguri. Con stima.
RispondiEliminaIl Duca
Che carrinnooo...
RispondiEliminaTranquilli che ci siamo, ci siamo...siete coalizzati e permalosi ma ci piaciete...Siete carini quando vi incazzate con qualcuno di noi.
RispondiEliminaI like it!
RispondiEliminaCaro Francesco,
RispondiEliminaio penso che siamo andati alla grande invece. Soltanto il fatto di occupare uno spazio virtuale significa esistere oggigiorno, poi non importa se il dibattito viene suscitato poco o molto o per niente. E noi esistiamo (resistiamo) da un anno, mica briciole!
Penso che il senso ultimo dell'esercizio intellettuale sia quello di offrire prospettive, riflessioni, idee. Gratis et amori dei (è corretto?) ovvero senza aspettarsi niente in cambio. Altrimenti sarebbe puro narcisismo. In altre parole, anche solo leggerci tra di noi rappresenta un successo ed è cosa nobile e degna di rispetto. No?
Denise Pisanu
Denise mi sei piaciuta...oggi non ho dovuto tradurre dall'inglese all'italiano. Belle parole complimenti.
RispondiEliminaThank you so much.
RispondiEliminaMiss D.
Non sono d'accordo con te Denise.
RispondiEliminaNon sono narcisista, dovresti saperlo. Non cerco qualcosa in cambio, ma il circolo degli amici non può sostituire il vero obiettivo di un blog: comunicare. Dare e ricevere.
Francesco Obinu
Antico proverbio (mio). Mentre dò sto già ricevendo. Per cui va vene così. L.P.
RispondiEliminaGrande proverbio...è un proverbio molto usato, forse poco usato.
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