La memoria è una brutta bestia, e so bene cosa dico.
Quando la Juventus perse lo scudetto nel diluvio di Perugia, la vera ragione non era il meteo ma la minaccia teppistica degli ultras. Era una questione di ordine pubblico.
Così, quando sento la sequela di idiozie su Lazio-Inter 0-2 di domenica scorsa, non posso non pensare al 5 maggio 2002 (quando l'Inter perse lo scudetto giocando con...la Lazio) e al derby Roma-Lazio di non molto tempo fa, "sospeso" dagli ultras per la finta notizia dell'omicidio di un bambino.
Solo chi è ingenuo o in malafede crede che giocatori e tifosi organizzati siano la stessa cosa. Quelli la partita non la guardano nemmeno.
A.S.
LETTURA DEL GIORNO
da "Repubblica" del 13 maggio 2000
ROMA - C' erano anche i romanisti. Spalla a spalla con gli Irriducibili, hanno partecipato alla guerriglia urbana che ha bloccato intere zone di Roma giovedì. La Digos ha esaminato più volte alcune riprese degli incidenti, ed ha riconosciuto alcuni sorprendenti protagonisti della manifestazione partita di fronte alla sede del Federcalcio. Ma laziali e romanisti non hanno fatto fronte comune per motivi sportivi. Ad unirli, come capita sempre più spesso, è stato l' estremismo di destra: tra i fermati sono tre gli appartenenti a Forza Nuova. Il bilancio della questura parla anche di un arresto convalidato, quattro fermati denunciati per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamenti. Rapporti complicatissimi, quelli tra ultras. Gli intrecci diventano sempre più misteriosi, i legami si fanno e disfano ad alta velocità. E da queste inimicizie dipende l' esito dell' ultima, avvelenata giornata di campionato. Quella in cui la Lazio ospiterà la Reggina, aspettando notizie da Perugia dove calerà la Juventus. La minaccia è nota: tutti a Perugia. Durante gli incidenti di giovedì, tra bottiglie molotov, lacrimogeni, traffico deviato, auto e moto danneggiate, vetrine sfasciate, cassonetti bruciati, dagli ultrà laziali si è sentito nitido un tam-tam che parlava di una spedizione punitiva contro gli juventini. Le misure di sicurezza a Perugia, che configurano una città blindata, non rendono semplice il blitz. Se migrazione sarà, riguarderà gli juventini: "Saremo in diecimila" annunciano i capi bianconeri, pur sapendo che di biglietti ce ne sono 2.600. Il presidente Vittorio Chiusano parla di "abnorme stato di tensione, alimentato dalle gravi, irresponsabili dichiarazioni provenienti da fonti qualificate". Per i laziali è più consigliabile un intervento al Giro d' Italia. Succederà oggi ai Fori Imperiali. Il progetto originario prevedeva un autentico blocco della corsa rosa. Pacifico, "a meno di essere provocati", in pratica le condizioni in cui si sono sviluppati gli scontri di giovedì. Ma nelle ultime ore la minaccia si è ridimensionata: si parla di uno striscione, pessimista ma comunque civile, sulla morte del calcio. Decisivo è stato l' intervento di Cragnotti, molto meno accomodante con gli ultrà su pressione del questore di Roma La Barbera. Questo tema, il decesso del calcio, ispirerà tutte le manifestazioni di domani. Invece di mettere in scena una polemica festa scudetto, o di abbracciare semplicemente Nesta e compagni, i leader della Nord hanno puntato su un funerale del pallone. Un corte funebre che muoverà da piazza del Popolo alle 13.30 (il centro storico resterà presidiato fino a tarda sera) per raggiungere il piazzale antistante alla curva. Là dove i tifosi rimarranno anche quando Borriello avrà fischiato l' inizio di Lazio-Reggina. Per quindici, surreali minuti la Nord, ma forse anche altri settori dell' Olimpico rimarranno vuoti. Poi gli spettatori entreranno, sempre che la manifestazione sia stata fedele ai suoi intenti e non sia successo niente con le forze dell' ordine. "Non vogliamo un fine settimana di fuoco" la promessa degli Irriducibili che contano. Ancora ultrà e relazioni pericolose. A Reggio Calabria non hanno gradito l' elevato costo dei biglietti per il settore ospiti: cinquantamila lire. Una soluzione che è stata interpretata come un tentativo di tenere lontani i tifosi avversari in una giornata molto speciale. Ma nonostante la diffidenza, tra gli ultrà c' è un buon clima, reso possibile proprio dalle polemiche sull' arbitraggio di De Santis in Juve-Parma. "La Lazio ha tutte le ragioni per recriminare" assicurano i vertici del tifo reggino, che si sono spinti oltre la solidarietà per chiedere addirittura un gemellaggio. Impossibile: è già stato sancito con i romanisti, l' ultimo Roma-Reggina è stato uno dei pochi esempi di tifo civile in Italia. Il giallorosso, in questo caso respinge. Ma sono stati proprio tifosi della Roma a mettersi in contatto con gli ultras laziali per manifestare il proprio sdegno. Potenza di De Santis.
(Mattia Chiusano)
Roma, 5 maggio 2010, finale Coppa Italia, Inter-Roma. TOTTI RIFILA UN CALCIONE A BALOTELLI IN RISPOSTA A SVARIATI INSULTI (dice Totti). D'accordo, si distinguano i tifosi dai giocatori, ma l'indecenza di ieri del capitano della Roma ( e sottolineo capitano) e quella del calciatore nerazzuro la dicono lunga sulla violenza che prospera negli stadi, dagli spalti al campo. Quando a "giocare" sono dei simboli tanto negativi, il risultato è abbastanza prevedibile.
RispondiEliminaPer rimanere in tema, segnalo che Veltroni ha appena pubblicato un libro in cui racconta la finale di Coppa dei Campioni del 1985, quella di Liverpool-Juventus, quella dei 39 morti per il crollo di una parte dello stadio di Bruxelles. Morti per imperizia organizzativa, lo sappiamo tutti.
Ebbene, si facciano le dovute distinzioni, ma non si punti il dito soltanto sui tifosi.
Francescoooooooooooooooooooo
RispondiEliminadove sei? Ebbe... a vi ra vai? Ajooooooooooooooooo...
sceddati ru sonnu...
Flo di Milano.