lunedì 27 luglio 2009

Satira. Osso sacro, anfora profana

Dopo averci fatto morire dal ridere con la sua lectio magistralis sull’utilizzatore finale del corpo del reato, il buon sen. avv. Ghedini si è superato con la dotta interpretazione scientifica dei (presunti) ritrovamenti archeologici in Villa Certosa: non di tombe fenicio-puniche trattasi, ma bensì di ossa frammiste a ceramiche! Ma santo dominiddio, chiunque abbia visto almeno una puntata di Superquark sa bene che questa curiosa associazione di oggetti – ossa più ceramiche – corrisponde ad un tipo di sepoltura frequente nell’antichità: le anfore con dentro le ossa del defunto che tante volte abbiamo guardato, se non altro per un certo sapore horror, durante le visite scolastiche al Museo “Sanna” di Sassari. Ed anche a non voler scomodare le deposizioni in dolio, va da sé che il mix di frammenti ossei e ceramici corrisponde a quello che in altri termini si chiama “sito archeologico” (il sen. avv. dovrebbe peraltro essere ben informato sull’argomento visto che la sorella Elena Francesca Ghedini è professore ordinario di Archeologia e storia dell’arte greca e romana all’Università di Padova). Insomma, l’ammissione di colpa è totale, ma la prossima strategia (del sen. e del cav.) è intuibile come il finale di un episodio di Topolino, con due opzioni: 1) il presidente del Consiglio, cosciente del grave nocumento che sarebbe potuto derivare dall’esposizione incustodita delle preziose tracce archeologiche le avrebbe volontariamente occultate; 2) interpretando il sentire comune che detesta l’invadenza della Soprintendenza archeologica e i suoi odiosi vincoli, il presidente del Consiglio avrebbe deliberatamente deciso di non dare pubblicità ai ritrovamenti, dato che peraltro si tratterebbe di “poca roba senza valore”. Anche la cronologia dei reperti è uno spasso. Come riferiscono fonti autorevoli (Berlusconi-D’Addario), si tratterebbe di III sec. a.C. (cioè 200 a.C.) o di 300 a.C. (cioè IV sec. a.C.). «Ma, insomma, Niccolò, III o IV? Cribbio, intervenga Bertolaso!». Diciamocela tutta: si tenga pure il premier ossa, ceramiche e quant’altro. Anzi, arricchisca la sua prestigiosa collezione magari con qualche mummia nuragica o con le reliquie di san Simplicio. Ci accontentiamo di preservare le (nostre) ossa dall’artrosi e le ceramiche in porcellana acquistate (con il materasso ortopedico) da Media Shopping.

Alessandro Soddu

5 commenti:

  1. Applaudo alla prima satira del sig. Soddu... Complimenti!

    Aquarius

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  2. Il Duce Silvio prontamente denudatosi e brandendo il piccone iniziava la campagna di scavi nella lontana terra della Sardegna. Qui la tradizione massimalista e plutocratica assegnava la fine della gloriosa e splendidissima civiltà dei nuraghi all’invasione da est dei comunisti Punici, che palesavano chiaramente le loro origini semitiche.
    Il Duce Silvio non accettando la costruzione della storia basata sulla mistificazione della realtà che offusca la gloria delle italiche genti di Sardegna, con le nude mani e con l’uso attento e appropriato del piccone e del moschetto, metteva in luce immediatamente tre nuraghi, quattro Tombe dei Giganti, otto pozzi sacri e un numero non ancora calcolato di doumus de Janas secondo l’idioma sardesco locale. Ma il ritrovamento più massiciamente sorprendente è stato quello di un villaggio messo in luce dal in persona Duce per un estensione di 38 ettari. Il sito che palesava nelle pietre la rozzezza delle costruzioni delle popolazioni preistoriche veniva immediatamente battezzato con l'acronimo di V.d.L. Villaggio della Libertà.
    Nel frattempo mentre prendeva un brevissimo momento di ristoro sotto il sole cocente del mediterraneo, che temprava le sue membra, e metteva in luce i muscoli di virile bellezza, il Duce-Silvio poggiava le sue indiscutibili terga, apprezzate e venerate dalle donne italiche, su uno spunzone che impropriamente faceva capolino dal terreno appena spianato. Resosi immediatamente conto del pericolo, con maestria e immediato discernimento, il Duce-Silvio staccava l’offensivo pericolo. Esso dimostratosi successivamente la parte terminale di un’anfora punica-semitica importata da una nave proveniente dall’est comunista durante un tentativo di sbarco compiuto nell’arco dei secoli bui. Lo stacco perentorio e la completa disamina effettuata dal maresciallo del Min. Cul. Pop. Ghedini rendeva chiaro come l’offesa alla Storia della impavida terra delle genti sarde era stata lavata.
    La gioia della speranza era accesa.

    Firmato
    Emilio Fede Badoglio

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  3. Premio della satira a Franco. Sto ancora ridendo...

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  4. Ghedini si è superato con la dotta interpretazione scientifica dei (presunti) ritrovamenti archeologici in Villa Certosa:non di tombe fenicio-puniche trattasi, ma bensì(*) di ossa frammiste a ceramiche!

    *dopo sapiente quanto delicato recupero a mezzo bulldozer!

    Chiedo scusa ma per dovere di chiarezza l’aggiunta della nota mi sembra obbligatoria

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  5. Ah ah bellissimo! complimenti Ale!!!

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