giovedì 16 luglio 2009

Controcalcio. L'occhio che uccide

«Realizziamo i vostri sogni». Per quanto possa riuscire insopportabile, anzi, proprio perché risulta insopportabile, questo striscione, apparso sulla gradinata dei tifosi milanisti all’inizio di un derby di qualche anno fa dopo che il Milan aveva conquistato la coppa dei campioni, sintetizza in modo esemplare due atteggiamenti umanissimi che possono provarsi dalla prima infanzia alla soglia della tomba: lo scherno del prossimo e l’invidia, speculari e in contrasto assoluto. Solo il superamento dello stadio puerile o, ottimisticamente, il superiore distacco dalle cose (presuntamente) futili può permettere – in questo caso ai tifosi interisti – di valutare col giusto peso la suddetta affermazione e giungere perfino ad apprezzarne la matematica (e diabolica) perfezione. D’altra parte, l’invidia è uno stato d’animo atipico, che pesca nel torbido della coscienza ed è capace anche di inquietare, a giudicare dal più recondito e discusso dei sentimenti umani, quella femminile «invidia del pene» di cui informano i testi di psicanalisi. Ma c’è anche un’invidia fallica maschile che giustifica il successo della pornografia tanto quanto lo determina la carrellata di donne belle e maledette, perché è chiaro a tutti che personaggi come John Holmes e Rocco Siffredi sono miti quasi esclusivamente maschili. La constatazione delle cose e la loro razionalizzazione sono così le uniche armi che possono opporsi all’insorgere dell’invidia, operazioni realizzabili seppure con difficoltà e peraltro non definitive, perché l’accettazione di un fatto (o del fato, per i più catastrofisti) va a pari passo con le occasioni di riflessione sullo stesso, come in un’interminabile rielaborazione del lutto. La maledizione di scoprirsi eternamente invidiosi conduce senza dubbio ad una vita pietosa, ma la tanto decantata “cultura della sconfitta” può essere, fuori da ogni artificio filosofico, il vero toccasana per equilibrare gli alti e bassi di un’esistenza qualunque. In questo senso, gli interisti, tra antichi piagnistei e vanagloria post-moggiana, dovrebbero avere gli anticorpi per affrontare in modo sereno la prossima stagione calcistica. A patto che mago Merlinho smetta di propinare a stampa e tifosi le sue pozioni avvelenate di (invidiabile?) narcisismo e presunzione.

Alessandro Soddu

3 commenti:

  1. Hai pubblicato il post 9 ore fa. E nessuno lo ha ancora commentato. Non hai capito che del calcio gliene frega niente a nessuno tranne che a te?
    L'Inter poi...

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  2. non è tra i miei pur numerosi difetti, e lei lo sa.

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