lunedì 13 luglio 2009

Politica. La Grande Bugia

1. “FROM LA MADDALENA…”. Lo slogan ufficiale del G8 2009 recitava: “First people” – “prima le persone”. Negli studiati interventi di questi giorni, confezionati ad uso e consumo della platea mondiale, il presidente del Consiglio ha parlato più volte dell’impegno che i paesi sviluppati devono produrre in favore dei popoli che soffrono povertà e degrado. In precedenza, parlando all’assemblea degli industriali di Napoli, aveva dichiarato la necessità di dare vita ad una “economia sociale di mercato”, un arzigogolo di impressionante insulsaggine.
Poiché il signore di Palazzo Chigi ha sentenziato che l’economia deve preoccuparsi prima di tutto delle persone, allora: “La Sardegna non farà più sconti a nessuno”, gli ha immediatamente fatto eco il valvassino di Via Roma, con una frase ad effetto lanciata teatralmente sul palcoscenico dello sciopero del 10 luglio.
Senonché, mentre la Sardegna che lavora, o meglio che vorrebbe lavorare, manifestava il suo dolore, la Giunta di Via Roma respingeva l’apertura di un confronto su alcuni emendamenti al “collegato” della legge finanziaria, presentati dall’opposizione, per l’aumento degli “ammortizzatori sociali” e per favorire nuove opportunità di lavoro. Non è uno “sconto” questo? Mi pare proprio di sì, e bello grosso pure, perché la Giunta regionale lo ha concesso a se stessa.
Chi lo paga? La Sardegna, anche in questo caso. La solita Sardegna generosa e un po’ sprovveduta, che sembra accontentarsi delle pacche sulle spalle che spesso le capita di ricevere, come ultimamente, per l’abnegazione e la capacità di farsi voler bene dei suoi volontari, accorsi in Abruzzo a dare molto di più di quei 200 milioni di euro che il Governo ha strappato dalle mani all’isola, in cambio di una dedica nel logo del G8: “From La Maddalena to L’Aquila”.
Più che una carineria, sembra un motteggio beffardo. La Maddalena, bella cittadina di mare che ha “offerto” il suo grande evento al capoluogo abruzzese, ha ovviamente un sindaco, il quale però non è stato invitato all’apertura del G8 per un ringraziamento ufficiale, né dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, né dal suo collega aquilano.
Ecco la ricompensa per i Maddalenini, che a parte qualche sommessa e civile protesta hanno accettato di buon grado la rinuncia ai vitali introiti finanziari derivanti dal vertice internazionale. E l’arcipelago si consoli pure con le mega-strutture che produrranno utili economici soltanto per chi le avrà in gestione (è necessario precisare che non si tratta di operatori sardi né, tantomeno, maddalenini?).

2. “…TO L’AQUILA”. I “grandi” della Terra hanno infine celebrato il loro rito, fatto soprattutto di apparenza: sorrisi e ammiccamenti di circostanza, tristezza istrionica davanti alle macerie, foto di gruppo stereotipate, atteggiamenti da “amiconi” per le riprese televisive, il pollice verso l’alto del presidente americano, simbolo di un mondo che pretende di trasmettere un’immagine di sicurezza e potenza mentre sa benissimo che il bisogno e la povertà, ormai, stanno rapidamente crescendo dentro i suoi stessi confini.
E poi il contorno (… o era il piatto principale?): Walter l’Africano a braccetto con George Clooney, Carla Bruni che, da vera star (e gran "stippa"), arriva dopo gli altri a prendere per sé tutta la ribalta, il galante sindaco (quello aquilano, che ignora di avere un probo collega maddalenino) che offre un pranzo alle “first ladies”, e le smodate attenzioni di giornali e telegiornali al look delle suddette…
Il G8 ha nuovamente inscenato la sua bugiarda liturgia. I “grandi” della Terra mentono a se stessi e al resto del mondo. Non hanno mai avuto la capacità (diciamo pure: la volontà vera) di sanare le piaghe del sottosviluppo, come dimostrano gli impegni assunti nei passati vertici e rimasti parole al vento; e non hanno la capacità di arrestare la progressiva decadenza del modello socio-economico occidentale, di cui la grave crisi ancora in corso (nonostante la ricetta magica dell’ottimismo… ) è un ulteriore inequivocabile segnale.
Il sistema economico libermercatista - che ha gonfiato a dismisura se stesso, poggiando sulla balorda convinzione che la ricchezza sia producibile all’infinito e, addirittura, riproducibile dalle pure operazioni speculative finanziarie, purché si lasci fare esclusivamente alle “leggi del mercato” - è giunto al punto critico.
La fin troppo comoda pretesa degli ultra-liberisti, per cui lo Stato “non deve” intervenire nei processi economici (però poi deve essere pronto a salvare industrie, aziende e banche dal fallimento che proprio il “mercato” ha decretato!), non può essere tollerata più oltre. Gli Stati devono poter regolamentare i processi economici, in difesa dell’interesse generale e contro l’arroganza di chi vorrebbe conservare una società fatta di pochi privilegiati e moltissimi emarginati, di pochi che possono sempre aprire un comodo paracadute e moltissimi che sono costretti a rivendicare il diritto a lavorare per vivere.
Occorre un’intesa politica internazionale per preparare una efficace riforma del sistema produttivo-lavorativo e di quello finanziario, e soltanto le forze autenticamente progressiste possono farsene promotrici.
L'impresa è difficile? Nessuna conquista è mai stata facile.
E ad una tale impresa non serve il fasullo baraccone del G8.

Francesco Obinu

3 commenti:

  1. Approvo in toto. La sua penna è stata, stavolta, fin troppo soave. Riunioni come quella del GI-OTTO servono solo a offrire faraonici "coperti" a spese del contribuente mondiale e italiano. Fare bella figura all'insegna dei sorrisi e delle promesse è troppo facile, così come organizzare "eventi" è la specialità del nostro presidente del C.glio: ospitalità, abbuffate, tramonti latini e mojitos. Capirai...
    Ora la palla torna in centro e chissà che chi deve giocare si decida a farlo una buona volta.
    Complimenti a F. Obinu, intanto.

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  2. Mi consenta,ma perchè non parlate del rifiuto della tessera del PD a Beppe Grillo, quando era portatore d'acqua dall'esterno vi serviva, adesso non vi serve più. Con la scusa "non ci si può iscrivere dove non si è residenti" oppure "il comico è ostile". Il fatto è che il PD non è un partito politico ma un circolo bocciofilo con regole ferree.
    Michele Zanche

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  3. Premetto che non sono un sostenitore del PD, tuttavia mi pare chiaro il motivo del rifiuto: Grillo (a torto o a ragione) ha spesso attaccato il partito e alcuni dei suoi esponenti, dunque il PD non vuole portarsi il nemico in casa.
    Su Grillo aggiungo che, pur apprezzando molte delle sue opinioni, non condivido invece la sua indifferenza ideologica: per lui Destra o Sinistra non hanno importanza, purché si facciano le cose che ritiene importanti; per me, invee, molte di quelle cose che lui ritiene importanti le può fare soltanto un governo di sinistra.

    F. O.

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