martedì 12 maggio 2009

Società. Se ci sta bene così...

Lo scorso 29 aprile, al termine dell’udienza in San Pietro, Ugo Cappellacci salutava così il pontefice: “Si ricordi della Sardegna nelle sue preghiere”.
Volendo ironizzare, si potrebbe dire che le preghiere – e anche gli scongiuri – siano assolutamente d’obbligo da quando il presidente della Giunta è Cappellacci. Forse è soltanto molto sfortunato, ma dal giorno del suo insediamento il sistema economico sardo ha perso la Euroallumina, la Rockwool, gli impianti di Porto Torres e diverse altre aziende più piccole: cinquemila lavoratori sono scivolati nel pauroso limbo della cassa integrazione, quasi tutti senza concrete speranze di rientrare in fabbrica.
Non è finita. La Maddalena, per fulminea decisione del capo del governo, non ospiterà più i lavori del G8 e 220 milioni di euro, già stanziati, non saranno più investiti nel rilancio economico dell’isola e del suo arcipelago.
Non è finita. Pur con tutte le assicurazioni ricevute da Roma e da Cagliari, ancora oggi gli amministratori sassaresi e galluresi non sanno se e quando saranno nuovamente disponibili i soldi per la indispensabile Sassari-Olbia.
La sfortuna però non c’entra. La Regione non ha assunto una posizione ferma e decisa in difesa degli interessi dell’isola, ma Cappellacci, riportando le parole del capo del governo, continua a ripetere che la strada sarà costruita e che tutte le opere collegate al vertice dei G8 saranno realizzate. Però, appunto, è soltanto la parola di Berlusconi, il quale, come si sa, non ha una parola sola.
Cappellacci ha imparato da lui. In campagna elettorale aveva promesso migliaia di nuovi posti di lavoro, ora promette che non si perderanno quelli che già si stanno perdendo.
Naturalmente la crisi industriale non si può addebitare al governo regionale, ma il punto è un altro. Cappellacci aveva davanti agli occhi, come tutti noi, la dilagante avanzata della crisi economica mondiale, originata dalla “bolla” finanziaria statunitense. Ogni attività produttiva, in ogni angolo del pianeta, stava per essere travolta. Promettere più opportunità di lavoro, in un simile frangente, era quantomeno fuori luogo.
Però l’allievo, sui ben noti esempi del maestro, non ha avuto esitazioni e ha venduto il suo fumo. Ha mentito, sapendo di mentire, pur di presentarsi come colui che avrebbe finalmente e concretamente risposto all’ansiosa attesa dei tanti disoccupati e sottoccupati, per carpirne i voti. Perché ha potuto farlo con tanta disinvoltura?
Perché il segno distintivo di gran parte dell’attuale classe politica italiana è l’amoralità: si fa la campagna elettorale non per presentare ai cittadini un programma di governo valido ed attuabile, ma per vincere, con ogni mezzo, perché l’obiettivo finale non è il buon governo del Paese ma la difesa di interessi e privilegi personali e lobbistici. La classe politica amorale, inoltre, sa bene che la società rimane inerte di fronte alla ormai consueta messa in scena della campagna elettorale, che si riassume così:
a) la parte che ambisce a subentrare nel governo elenca tutte le pecche della parte uscente e poi annuncia solennemente che farà, non meglio, ma molto di più;
b) quando poi, vinte le elezioni, la parte subentrante non mantiene le spropositate promesse elettoralistiche, non è per sua colpa, ma per via di qualche accidente che si è messo di traverso (l’Undici Settembre, il “buco” lasciato da chi ha governato prima, le guerre o i cataclismi che “turbano” i mercati… Un appiglio lo si trova sempre).
La classe politica amorale è riuscita ad imporre il principio della deresponsabilizzazione dei governanti, favorita dall’inerzia prevalente nella società odierna, dalla evanescenza dell’attenzione pubblica verso i temi della politica.
La società degli anni ’60 e ’70 era in buona parte “pensante”, lucida e reattiva di fronte agli stimoli, positivi o negativi, provenienti dalle determinazioni e dalle scelte dei partiti di governo e di opposizione. D’accordo, pure con alcune conseguenze non certo apprezzabili: penso agli estremismi extraparlamentari di destra come di sinistra; ma comunque viva, presente, vigile nella sua preponderante parte sana.
Oggi un fenomeno come il Sessantotto sarebbe inimmaginabile, perché la società ha smesso di pensare per rifugiarsi nell’indolenza e nel rifiuto da frustrazione. Molte persone ritengono di produrre un forte ed efficace gesto di protesta restituendo le tessere elettorali, rifiutandosi di andare a votare; molte ondeggiano con scarsa convinzione e parecchio fatalismo tra un “polo” e l’altro, all’insegna del “che sia la volta buona”; altre ancora praticano il cosiddetto voto di protesta.
Sono tutti comportamenti vani, perché non hanno mai portato al benché minimo miglioramento delle cose. Semmai indicano mancanza di coraggio civile, perché è più facile voltare le spalle o tentare la sorte che impegnarsi per la soluzione dei problemi.
Tanto poi c’è sempre l’appagante oppio dei “pacchi” televisivi, o del “televoto” – con cui si acquisisce lo straordinario potere di eliminare tale o di premiare tal’altro –, o della vittoria “mundial” degli “azzurri”, fatto che ribadisce a tutti quanti noi che “siamo un grande Paese!”.
La “casta” ringrazia. Non potrebbe chiedere di meglio che una società priva di passione politica e civile, per continuare a prosperare. In Parlamento e ai banchi del Governo potranno continuare a sedere inquisiti, condannati, corrotti e corruttori, attricette, azzeccagarburgli e incapaci d’ogni genere.
Ristabiliamo la possibilità di indicare le “preferenze” -, si ripete da un po’ di tempo, lasciando intendere che questa sia la soluzione di tutti i mali. Ma chi sono i proponenti? Tra i più convinti, i centristi di Casini, colui che difese a spada tratta la candidatura di Totò Cuffaro (persona d’onore). Chi propone è sempre la “casta”, che così ha escogitato un altro modo per sopravvivere - vedete, vi facciamo persino scegliere il vostro preferito… -, perché in realtà saranno sempre i partiti a decidere tra quali nomi i cittadini potranno “scegliere”.
Se la società odierna non fosse dominata dall’evanescenza di cui ho detto, andrebbe bene persino il “porcellum” per fare crollare la “casta”: sarebbe sufficiente premiare i partiti che, almeno per cominciare, presentino liste composte soltanto da candidati senza pendenze giudiziarie e che si impegnino ad espellere immediatamente chi dovesse averne in seguito (poi si potrebbero mettere i paletti anche intorno alla questione, pure fondamentale, della capacità politica dei candidati).
Alcuni partiti sono in grado di fornire una simile garanzia minima (ognuno può facilmente vedere da sé quali siano). Se però nessun partito si presentasse agli elettori con liste pulite, allora i cittadini dovrebbero rispondere con le schede bianche, al fine di ottenere la ripetizione del voto: questo sì sarebbe un forte ed efficace gesto di protesta.
Applaudo alle recenti dichiarazioni di Dario Franceschini, che ha affermato la necessità di “recuperare serietà” alla vita politica italiana, facendola finita con il malcostume degli “uomini politici che promettono e poi non mantengono”. Mi conforta vedere che gli uomini politici onesti tornino ad alzare la voce per la moralizzazione del sistema (finalmente lo hanno fatto in modo chiaro e forte anche quelli del PD, che ha anch’esso qualche problemino di pulizia…).
Mi spaventa invece la diffusa mancanza di una vera coscienza politica tra i cittadini – mancanza di cui sono colpevoli anche coloro che si sono pedissequamente accodati ai demonizzatori dell’ideologia, che è l’anima della politica.
Se non recuperiamo quel coraggio civile, la “casta” potrà continuare a fare la sua volontà. E così sia, se ci sta bene.


Francesco Obinu

4 commenti:

  1. Parole di buon senso.
    Mi permetto però di fare due annotazioni di dettaglio: 1) credo che negli anni 60 e 70 non fosse così numeroso quell'insieme di persone che partecipavano (pur con qualche eccesso, dici tu e quindi figurati se non lo dico anche io) attivamente della vita politica. Erano molto rumorosi, questo sì, ma non molto numerosi, ripeto secondo me, ma la maggioranza silenziosa non è espressione inventata di recente. 2) I gruppi politici hanno sempre puntato a vincere, sempre, non si sono mai limitati a proporre i loro programmi e poi chi è più bravo....basti vedere le campagne immediatamente post-belliche che tu conosci molto meglio di me.
    Una nota sul PD da uno del PD: in Puglia (se ricordo bene) abbiamo candidato al 1° posto in lista elle Europee un non eleggibile, perché non avevamo il coraggio di mettere al 1° posto in lista uno con "problemi di giustizia" abbiamo fatto la cosa giusta: lo abbiamo messo al 2° posto.

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  2. 1) Giuro, non li ho contati.
    2) So a cosa ti riferisci: la strumentale campagna democristiana contro il pericolo che il comunismo ateo - e dunque l'URSS dittatoriale - si impadronisse dell'Italia, le "campagne della pastasciutta", ecc.
    Tutto vero, ma rilancio: si era allora in una condizione di democrazia "magmatica", ancora tutta da consolidare, con paure e incertezze che serpeggiavano ovunque; pensi che sia tollerabile oggi, in condizione di stabilità istituzionale, che la classe politica punti "a vincere" e basta, purché non vinca la parte opposta, infischiandosene di produrre programmi di governo commisurati ai bisogni reali del Paese?

    F. O.

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  3. Il vero dramma (ne parlavo ieri con un torinese ed un romano, entrambi culturalmente preparati ed entrambi di sinistra) è che non sappiamo assolutamente COSA FARE. Ciò che non va lo sappiamo fin troppo bene. Cosa possiamo fare (realmente, intendo)?

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  4. Siamo certi di sapere cosa non va?
    Voglio dire: siamo consapevoli di doverci riappropriare di quel coraggio civile che da troppo tempo manca alla nostra società?
    Bisogna cominciare da qui.
    Ripeto: ho paura che siamo troppo pochi a percepire il disagio di questi tempi in modo razionale.
    Io e i miei amici stiamo cercando di scuotere il tappeto dalla polvere. Non è evidentemente la soluzione di tutto. Ma ricominciare a discutere convintamente è il primo, ineludibile, passo.
    Per ora i nostri interlocutori sono pochi: e questo è un segno chiarissimo di quanto siamo ancora indietro, fermi, bloccati.
    Dobbiamo "svegliare" molte più persone.
    A voi la parola...

    F. O.

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