Se la motovedetta di un paese straniero apre il fuoco contro un peschereccio italiano perchè esso si trova in acque internazionali che, invece, quel paese straniero presume siano le sue proprie acque territoriali, mi preoccupo.
Se poi a bordo della motovedetta di quel paese straniero ci sono osservatori militari italiani, allora mi preoccupo moltissimo.
Se poi il ministro degli Esteri del governo italiano afferma che la motovedetta ha sparato in alto, epperò non si riesce proprio a capire come mai i colpi sparati verso l'alto abbiano crivellato la fiancata del peschereccio, allora non ho più parole.
Quest'ennesima schifezza italo-libica è il frutto peggiore di quella trama di rapporti internazionali costruiti dall'attuale premier sulla base dei contatti personali, all'interno di uno sporco gioco privato in cui il ministro degli Esteri sta alla Farnesina come la nazionale di calcio sta al mondiale sudafricano.
La tenda beduina nel centro di Roma e la patetica sfilata delle coranine al cospetto del colonnello che pontifica su quanto la donna sia rispettata nei paesi islamici, certo, non sono cose che fanno bene alla credibilità e al prestigio internazionale di un "Grande Paese". Ma quest'ultimo grottesco episodio è veramente troppo.
Ormai l'ultimo posto nella classifica della gestione delle relazioni estere è definitivamente dell'Italia, con pieno merito.
Nel frattempo il premier vorrebbe trovare, al di fuori del Pdl, un gruppo di parlamentari "responsabili" che bilanci la diaspora finiana. Una forza responsabile dovrebbe soccorrere un governo irresponsabile. Non so mica se funzionerà...
Francesco Obinu
Per l'Italia dall'Africa non è mai venuto niente di buono. E viceversa. Questo Governo è una barzelletta, che non fa ridere e della quale non vale più la pena occuparsi se non alla scadenza di tutti i criminali salvacondotti del cosiddetto "premier".
RispondiEliminaMi dispiace fartelo notare, ma non sei tu a stabilire cosa è "troppo".
RispondiElimina...Hai ragione, doveva morire almeno uno dei pescatori!
RispondiEliminaCi siamo già spiegati di persona, ma è importante per i cinque lettori: il punto non è che non sia gravissimo o orribile ciò che è accaduto, a prescindere dalla morte di chiunque (cosa che comunque fa differenza eccome e per fortuna), ma è la parola "troppo" che non è nelle tue, come nelle mie, disponibilità, poiché non siamo in grado di reagire in alcun modo.
RispondiEliminaCredo dipenda dalla sensibilità della soglia di sopportazione di ciascuno. Per me quello che è accaduto è davvero intollerabile, indipendentemente dal fatto che, come dici tu, io non abbia il potere di cambiare le cose.
RispondiEliminaSempre secondo me, mostrare una netta ed esplicita indignazione è comunque un modo di reagire, quanto meno per sottolineare la distanza che mi separa da un governo che operi così maldestramente. Non vorrei mai che il mio silenzio, di fronte a questo o ad altri fatti di tale gravità, fosse interpretato come indifferenza o addirittura adesione.
Non ho potere? La mia protesta non andrà oltre la soglia dei cinque lettori? Non importa: ho un certo dovere anche semplicemente verso il mio senso civico.
...che poi, "troppo" detto proprio da Mauro Sanna!!
RispondiEliminac'è un particolare che credo sia opportuno chiarire per noi di sinistra: le motovedette italiane alla Libia dotate di finanzieri sono il risultato di un accordo firmato da Giuliano Amato ministro dell'Interno.
RispondiEliminaaltro dettaglio: io infatti non ho detto "troppo".
RispondiElimina...Non per prendere le parti di Amato o del centrosinistra a tutti i costi, ma dato che lo hai chiamato in causa vorrei ricordarti che le motovedette dovevano servire a pattugliare le acque libiche per impedire l'immigrazione clandestina, non per giocare a battaglia navale con i pescherecci di Mazara.
RispondiEliminaInoltre, ma tu lo saprai benissimo, i trattati e gli accordi internazionali possono essere "implementati" (come dicono i diplomatici). Ciò è stato fatto, con disastrose conseguenze, dai governi Berlusconi, non dal centrosinistra.
Per amore della precisione e della verità.