Dunque a Sassari ha trionfato il centrosinistra, al Comune s’intende. Perché in cinque anni, obiettivamente, ha governato bene e tradotto in realtà alcuni progetti, propri e della giunta precedente. Ora Gianfranco Ganau e la sua squadra dovranno mostrare, e possibilmente realizzare, nuove idee per la città. Ma il centrosinistra ha vinto anche perché l’avversario era sconfitto in partenza. Le lacerazioni interne al centrodestra si sono presto trasformate in un suicidio annunciato, al punto che piuttosto che esporsi in una battaglia dagli esiti scontati il PdL ha preferito giocare una carta vaglia, Giacomo Sanna, strategicamente disposto a ricoprire il ruolo di agnello sacrificale per passare all’incasso al prossimo giro. E che tirasse aria di camposanto si è capito anche dall’assenza, in corpore et anima, di Silvio Berlusconi. Sassari mosca bianca, anzi, rossa, nell’isola della villeggiatura nera. Città importante solo per i Sassaresi, che vogliono godersela da soli, senza dividerla con nessuno, turisti in primis. Se c’è una cosa sulla quale dovranno impegnarsi i nuovi quaranta consiglieri è proprio questa: trasformare questa antica, arrugginita, città comunale con qualche spicchio di gloria in un soggetto economicamente più attivo, capace di attrarre qualcuno per qualcosa che non sia la vendita di un’area edificabile per usi commerciali (grande distribuzione, naturalmente) o uno spazio dismesso da affittare ai cinesi. Che sia in grado di offrire ai visitatori occasionali la propria storia e cultura, tenendo le serrande alzate e provando a promuoversi. In questo senso, dalle elezioni è emerso un dato generale incoraggiante: l’ingresso in Consiglio di diverse facce nuove, rappresentative di una generazione (quella intorno ai 40) rimasta per molti versi ai margini. Forse l’energia di questi giovani vintage potrà finalmente dare la scossa ad una classe dirigente e imprenditoriale drummidda, sempre che i grandi capi della politica cittadina glielo permettano. L’altro dato, sconfortante, è infatti la morte dei partiti e l’apparire alla luce del sole delle signorie elettorali personali. Che sono sempre esistite, beninteso. Ma quando cade il velo e il sovrano resta nudo suscita sempre un po’ di imbarazzo. Peccato per la foglia di fico: in altri tempi sarebbe potuto essere anche un ottimo simbolo di partito.
Alessandro Soddu
Mocambo...serrande abbassate...pioggia sulle insegne delle notti andate.
RispondiElimina1. Secondo me Sassari offre già la propria cultura e la propria storia, e credo di non dover aggiungere altro. Sassari turistica è pura immaginazione e anche un po' perversa.
RispondiElimina2. Se ti sente Esme che la chiami giovane vintage...d'altronde tutt'e due potete cantare negli Abba.
3. Per l'analisi su G.S. condivido pienamente.
Sulla foglia di fico...pretendo la parità di genere.
RispondiEliminaRiusciranno i nostri giovani eroi...?
RispondiEliminaStefania Piredda
Giovani vintage... senti chi parla. E' vero che Andreotti all nostra età era già stato nella costituente e accompagnava il primo presidente della repubblica sul colle a bordo della mitica lancia decapottabile. Ma questa è la realtà di oggi, e oggi, cioè in questo tempo storico tocca finalmente a noi. Bisogna metterci la faccia e qualcosa'altro. Se poi nosferatu non è venuto nella nostra città rosata, circondata da un salvagente di opposto colore, sarà solo un motivo in più per lavorare meglio e non per vantarsi di una rendita di posizione o di qualche laboratorio politico alchemico.
RispondiEliminaSassari città turistica non è un'idea perversa,
ma è perverso che in una città universitaria, dotata di Accademia e Coservatorio di Musica, queste sono strutture che lavorano solo per se stesse e per il giro dei soliti noti figli di. L'assenza sta nel fatto non sia mai emerso nulla di propositivo in questo senso. Ma perchè? Forse perchè la città è stata sempre vista come un contenitore scomodo per queste blasonate entità (anche se alivello nazionale Sassari è sempre stato un punto scomodo di passaggio e di trampolino per le sedi più prestigiose. Ma anche al contrario con l'Università come roccaforte elitaria. Bene abbiamo visto che questo livello di cose non funziona più, o meglio potrebbe funzionare meglio: finalmente a servizio della città. La parola ora passa ai fatti e alle idee. Quelle si che mancano, o meglio è stato fatto di tutto perchè mancassero, da parte dei soliti vecchi (e non vintage) tromboni.
Ma la biologia a volte aiuta, finalmente.