giovedì 25 febbraio 2010

Satira. * festival *


Comincia la serata finale, quella che conta!
Antonella Clerici fa il suo ingresso trionfale… però il suo passo non è molto disinvolto. Quei tacchi altissimi, lei così… giunonica, ecco, diciamo pure giunonica.
I tacchi sono rinforzati con il titanio, ma il pool di esperti della Nasa non se la sente di garantire che reggeranno fino alle 00:59.

La partenza della serata è comunque sprintosa. Le prime due-tre canzoni, poi un paio di notizie sensazionali: Michael Jackson è morto e Irene Grandi è single.
Non mi è del tutto chiaro il collegamento fra i due fatti.
E adesso, la pubblicità! Devo dire che Claudia Gerini ha armato un bel paio di bombe…

Mentre immagino già le zoomate di Blob, il festival riattacca. C’è un trio: Luca Canonici, cantante; Pupo, ex cantante; E. Filiberto, finto cantante. Fischi.
Dopo l’esibizione, Pupo afferma di non avere mai visto tanta ostilità. Fischi. Filiberto ringrazia tutti, anche “quelli che fischiano”. Overdose di fischi. Canonici tace, tanto non lo fischierebbero.

Poi la Rai premia un tizio che è entrato in Azienda nel 1974. Anche la giacca che indossa dev’essere dell’epoca. Inoltre, il colore della giacca e quello dei pantaloni non c’entrano niente l’uno con l’altro.
Giunone chiama qualcuno. Dalla fossa dell’orchestra salta fuori uno dei musicisti, anche lui visibilmente anziano. Indossa giacca e pantaloni con ricami d’argento. Sembra Diego de La Vega nel telefilm “Zorro”, con Guy Williams. Solo che Williams era un tipo aitante, mentre questo farebbe un figurone nel ruolo del Gabibbo.
Adesso il quadretto idilliaco è perfetto: il funzionario Rai, il premiato, i colleghi del premiato, Giunone, Gabibbo de La Vega. “Cheese”!

La sbobba mi ha fatto venire sonno. Ho perso qualche spot e qualche cantante.
Era previsto anche un intervento telefonico del premier, con barzelletta, ma Scaloia si è opposto: “Non voglio noie nel mio locale!”.
Mi risveglia Mary J Blige. Lei è brava davvero, il festival recupera un po’.
Arriva il momento del sorteggio per stabilire in che ordine canteranno i tre finalisti.

A quel punto si sfiora il dramma. “Deve darmi il rotolino”, dice Giunone al notaio.
Quello sbianca in volto, vorrebbe un avvocato e cerca le occhiaie magnetiche di Nosferatu Ghedini, che però non c’è. È andato sui Carpazi, dove organizzano due grandi eventi: la fiera del plasma e la sagra dell’emoglobina. Turismo trasfusionale.
I secondi passano lenti come anni-luce, poi l’equivoco si chiarisce: Giunone voleva semplicemente il biglietto arrotolato che il notaio aveva estratto dall’urna.

00:59, Giunone saluta, ancora in piedi: i tacchi hanno retto. Il festival dei fiori è finito. Ha vinto un giovane: Peppe Vessicchio…
…O mi sono perso qualcosa?

Francesco Obinu

4 commenti:

  1. Suo malgrado, Barack Obinu dà il meglio di sé con la satira. Non perché quando scrive di cose serie non sia credibile o non scriva bene, ma perché castigare mores ridendo è meglio di masticare fiele e l'ulcera e lo stile se ne giovano. Bravo, nè.

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  2. L'ulcera degli altri, intendi?
    Perché io sto benissimo!
    Poi, vedi, Sanremo come tante altre cose della TV non è da prendere sul serio. Questo è il messaggio della mia satira (e ribadisco, non capisco tutto l'impegno che merli e cornacchie mettono nello scrivere intorno a certe tele-sciocchezze).
    Grazie per il tuo apprezzamento (chiunque tu sia...).

    F. O.

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  3. L'Autore di questo testo è un genio: in un paese civile (anglosassone) i media farebbero a gara per accaparrarsi le sue collaborazioni e sarebbe famosissimo, mentre le università lo coprirebbero di denaro per tenere conferenze e seminari o per coprire cattedre. In Italia, purtroppo, i valori seguiti finora da tutte queste categorie sono stati altri che quelli dell'ingegno.

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  4. Così mi fate arrossire... sigh!
    Grazie per l'apprezzamento anche all'Anonimo n. 2.

    F. O.

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