venerdì 24 luglio 2009

Il tango delle capinere













Aeroporto. Un giovane viene fermato da un uomo in divisa, portato in uno stanzino e perquisito.
“C’è qualche problema? Sono accusato di qualcosa?”
“Se ti ferma la polizia fai tante domande?”
“Ma…”
“Lo sai che ti posso anche spaccare la faccia sul muro?”
“…”

Siamo a Beirut? Pechino? Asmara? Teheran? No, Alghero. Quando? Lunedì 20 luglio, ore 8 del mattino. Il giovane tornava da Bergamo, era fuori per il concerto di Madonna. L’uomo in divisa è un finanziere. Un finanziere imbecille, si intende. Mi chiedo: se la clandestinità è un reato, l’imbecillità dotata di armi e scarponi che cosa è? Chi ci difende dal pericolo di tutti quei soldatini che vivono nella costante ricerca del gesto maschio, che ci intimoriscono gratuitamente usando il loro costume da super uomini? Insomma, chi ci difende dai presunti difensori? La questione è vecchia ma sempre attuale. L’impunibilità – o la difficile punibilità – di chi è stipendiato dallo stato, lede la fiducia nelle istituzioni e compromette la pace sociale. A questo proposito, potrei anche puntare il dito sul capo di governo e ricordare, per esempio, il caso Mills. Ma siccome Mills non è una strafiga che si è rotolata sul lettone di Putin, la vicenda non ha né colpito né tantomeno indignato nessuno, dunque lascerò perdere anche io! Dicevo, chi sbaglia deve essere punito. E in vista dell'arrivo degli eserciti di ronde che – c’est la loi de La Palice – saranno rifugio per megalomani, xenofobi, omofobi e razzisti di varia natura, è legittimo cominciare a preoccuparsi.
Nel ’68 Pasolini si schierò dalla parte dei poliziotti e contro i figli di papà, borghesi e viziati, che manifestavano a Parigi; certo, altri problemi, altri anni. Io però oggi mi schiero con i ragazzetti che - come il fan di Miss Ciccone – pur andando pacificamente a zonzo, vengono maltrattati, dileggiati e minacciati da ridicoli moschettieri che, pagati per garantire l’ordine, sono capaci solo di seminare paura e disprezzo. Mi schiero contro chi usa la prepotenza sentendosi protetto. Mi schiero contro l’idea di una società perennemente controllata. Perché le ronde più intelligenti rimangono quelle cantate da un vecchio tango. Tatara tararà ta ta.

Denise Pisanu

6 commenti:

  1. Grazie Den. La boria e la violenza degli stronzi in divisa e in borghese è insopportabile. Il ministro Maroni dovrebbe ricordare quando venne portato via come un salame da un sit-in o qualcosa del genere. Gli fecero anche la bua a una manina, mi sembra. Oggi invece è il generale dell'esercito della salvezza...

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  2. eh si tutto vero ... vista la nuova politica, dove fra un pò non si potrà respirare senza autorizzazione , scrivendo questi articoli sarai considerata una terrorista ! però non preoccuparti ti porterò il fagottino di funghi con la lima .. :-)
    baci Gracy

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  3. E' proprio vero, certe volte dobbiamo stare attenti anche a chi ci tutela, anche se in questo caso non c'entra voglio riproporre un vecchio provverbio: Tieniti stretti i tuoi amici ma ancor di più i tuoi nemici. Buonagiornata e un saluto a Denise... Andrew Flowers

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  4. Una delle tante cose che mi fanno riflettere sul significato di "giustizia". Purtroppo ci sono sempre alcuni in divisa che causano sofferenza. Bel pensiero Denise, saluti. Giuliano.

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  5. Fosti battuto e spoliato e schirnito,
    e da' Judei fortemente colpito,
    e d'una lancia enn el cor ferito,
    e per invidia fuo tal arogantia
    (Laude cortonesi, XIII sec.).

    M.

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  6. ciò che fa male, soffrire,urlare è la sensazione di impotenza davanti alle ingiustizie. Eppure non siamo impotenti, è ritenendoci tali che forniamo ai detentori del potere l'arma con cui ferirci. La mia libertà vive nel mio cuore e nessun aguzzino o persecutore potrà togliermela. Il potere intrinseco della nostra vita come lo utilizziamo? La guerra, la guerriglia è solo una triste mancanza di fantasia. Continuo a restare una Gandhiniana, non violenza attiva, umanesimo attivo. Non regalo a nessuno il potere di farmi paura. La violenza, l'autoritarismo è l'arma rabbiosa di chi ha paura, di chi si sente impotente e usa il mezzo “animale” per azzittire una voce scomoda, per non specchiarsi negli occhi di chi mette a nudo il suo essere meschino. Gabriel Marcel Honorè nell'assioma sull'astrattismo metteva in guardia sul potere distruttivo della generalizzazione. "io sono importante perché vita, non perché nato in quel posto, da quella famiglia, con quel titolo di studio ecc.". Il mio pensiero, empirico, poco certificato, totalmente distante da essere una verità, ma onorevole perché di un onorevole cittadino del mondo che non si considera migliore di nessuno ma mai nemmeno inferiore, è questo: la generalizzazione con cui si etichetta l'extracomunitario non è diversa da quella con cui si generalizza sulle forze dell'ordine, dimenticando che ogni "diverso" sia questo un finanziere, un extracomunitario, un mussulmano, uno zingaro, un poliziotto, un fascista, comunista ecc. è prima di tutto un uomo, donna, figlio, figlia, padre, madre; uno come me che disperatamente cerca di procacciarsi stipendio, dignità, vita e che mi vedrà come un nemico e lotterà contro di me quando sentirà il peso del mio sguardo mentre lo considero "l'altro" quell'altro dello schieramento contro cui sono in lotta, spogliandolo del suo essere "vita".
    A presto. Con profondo rispetto Angela

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