giovedì 28 aprile 2011

SA DIE



Perché è importante celebrare questa ricorrenza? E per chi è importante, se è importante?



F. O.

16 commenti:

  1. Non è una festa. Infatti si lavora e i negozi sono aperti. Non è una festa. Perché non c'è niente da festeggiare. Non è una festa. Perché è stata istituita in modo intellettualoide e propagandistico. Ho rispetto per quelli che ci credono, ma il mio concetto di "festa" è diverso.

    A.S.

    RispondiElimina
  2. Le scuole sono chiuse, in parte è una festa.
    Se aspettiamo che festeggi alessandrosoddu dobbiamo aspettare che l'Inter rivinca la champions nel 2034.
    Detto questo chi se ne frega de sa die.

    RispondiElimina
  3. per gli amanti del folklore postmoderno, l'appuntamento è con maurosanna alla prossima cavalcatasarda, con il costume tradizionale del Pd, cantando a squarciagola "lasciatemi cantare, con la chitarra in mano"

    RispondiElimina
  4. a ffo dedico imece

    Beppone russava
    Nel grande giardino
    E sul suo nasone
    Volò un moscerino
    Il vento suonava
    Un bel valzerino
    Così il moscerino
    Si mise a ballar.

    Rit.
    Un lalla un lalla un lallalà
    Questo è il valzer
    Del Moscerino
    un lalla un lalla un lallalà
    questo è il valzer
    Che fa lallalà

    Nel sonno Beppone
    Che più non russava
    Il naso arricciava
    Rideva sognava
    Sognava una piuma
    Un fiocco di neve
    Un petalo di rosa
    Caduto dal ciel.

    Rit.

    Ma un gatto birbone
    E pazzerellone
    Colpì il moscerino
    Graffiò il suo nasone
    E il valzer finiva
    E il gatto fuggiva
    Così per Beppone
    L'incanto svanì.

    RispondiElimina
  5. Per me non è una festa...piccolino l'esaurimento che mi viene!!! Meno male non c'è stato il ponte del 1° maggio sennò mi avrebbero trovato alla neuro o direttamente in via San Paolo.
    Io sosterrò sempre la cultura ve lo giurooooooooooooo!

    RispondiElimina
  6. Ciao mi ritrovo a commentare questo post perchè sono in cucina che aspetto che finisca la lavastoviglie. Che palle ajòòòòòòòò che mi voglio coricare.Sa die? Troppa gente alle casse del supermercato, se l'avessi saputo non sarei andata però mi serviva l'acqua, il dentifricio,il collutorio,il pan carrè, lo yogurt.

    RispondiElimina
  7. Non è una festa, hai ragione Alessandro, infatti ho parlato di "ricorrenza". E le scuole sono "chiuse" perché gli studenti, secondo lo spirito originario dell'iniziativa regionale, dovrebbero (mai condizionale fu tanto d'obbligo) essere impegnati in attività collegate con la celebrazione di quella data.
    Però, effettivamente, non si può pensare che qualcuno di noi, oggi, si senta coinvolto dal ricordo della cacciata da Cagliari del vicerè piemontese nel 1794. Anche perché pochi anni dopo tutto tornò esattamente come prima. E non troppi anni dopo (1848) tutta quella carica "indipendentista" finì tranquillamente con la consegna nelle mani di Carlo Alberto di quel poco di autonomia che la Sardegna aveva mantenuto pure dopo l'annessione al Piemonte.
    Insomma, davvero: che cosa dovremmo celebrare noi Sardi il 28 aprile?

    RispondiElimina
  8. E' una festa per pochi eletti,nobili e perennemente stressati: gli insegnanti.

    RispondiElimina
  9. "E' una festa per pochi eletti, nobili e perennemente stressati: gli insegnanti"

    Caro Anonimo delle ore 10:51, se per 'festa' intendi l'astensione dal lavoro, mi sembra filologicamente corretto. Sul fatto che invece gli insegnanti possano sentire un qualche afflato 'nazionalista' o una inspiegabile gioia avrei, anzi, ho molti dubbi.
    Questo accidente di ricorrenza è un'invenzione intellettualoide/politica/partitica molto discutibile che la dice lunga sul peso del 'comparto culturale' anche nelle scelte che in teoria dovrebbero competergli. E' accaduto più o meno lo stesso per i mori della bandiera e temo avverrà la stessa cosa per l'inno sardo (la strada a questo proposito l'ha aperta la marcetta della Brigata, ormai inflazionata suoneria di telefonini). Si potrebbe dire "non è vero, ma ci credo". Io invece dico "non ci credo, neanche se lo vedo".
    Buon Primo Maggio.

    A.S.

    RispondiElimina
  10. Buona la prima caro A. e per il resto non potrei essere più d'accordo.

    RispondiElimina
  11. Una data da celebrare, invece, potrebbe essere l'8 maggio: nel 1949, in quel giorno si tennero le prime elezioni regionali, si elesse il primo Consiglio regionale, cominciò a vivere la Regione Autonoma.
    L'Autonomia, sì, meriterebbe di essere celebrata.
    Quale Autonomia? - si chiederà qualcuno.
    Appunto: proprio perché la nostra Autonomia è ancora tutta da concretizzare e da rendere efficace, sarebbe utile celebrarla. Per renderci tutti consapevoli della sua vitale importanza e dell'urgenza di conseguirla in tutta la sua pienezza, riguardo ai temi delle risorse finanziarie, dello sviluppo economico, delle politiche per l'occupazione.
    La via da seguire non è certo quella dell'indipendentismo, oggi quanto mai anacronistica secondo me; mi piacerebbe molto, invece, che la nostra classe politica (tutta) si impegnasse davvero per far valere presso il governo centrale la "specialità" del nostro Statuto.
    "Specialità" da non collegare (per favore) al Sardus Pater o a Gialeto, ma al diritto di ogni comunità regionale ad avere la prima e l'ultima parola sulla gestione delle proprie risorse.
    Ogni comunità è "speciale" perché l'"ambiente" in cui si trova a vivere e ad operare è particolare, e soltanto ogni specifica comunità è in grado di conoscere in profondità il suo proprio "ambiente" e, conseguentemente, di adottare le soluzioni più confacenti al proprio benessere e sviluppo.
    La soluzione federalista, quella autenticamente federalista, mi sembra la migliore.

    RispondiElimina
  12. Di festeggiare l'8 maggio m'importa poco o punto, ma da "la via da seguire non è certo quella dell'indipendentismo" sino alla fine sottoscrivo in pieno.

    RispondiElimina
  13. e del 5 maggio ne vogliamo parlare?
    ne parliamo domani!

    RispondiElimina
  14. maaaaaaaaaaaaaaa giugghendi semmu??

    RispondiElimina
  15. ... e del giorno che nonno costruì il forno per il pane e si rese completamente autonomo, e iniziò a vivere di pane e papassini propri?
    (però mi sfugge la data)...

    RispondiElimina