martedì 9 novembre 2010

Società e Politica. La malvagità del banale

Il coraggio di staccare la spina: questa frase rimbomba nel dibattito politico di questi giorni quasi come uno slogan a noi familiare (tipo “il piacere di fare la spesa”). Eppure, da dove nasce? Ma certo! Dai casi drammatici di Piergiorgio Welby, Luca Coscioni, Giovanni Nuvoli, Eluana Englaro e di tanti altri meno noti esseri umani che hanno passato l’ultima parte della loro esistenza tra la vita e la morte, nella disperata ricerca di avere almeno la libertà di decidere per l’interruzione del loro personale calvario. Perché, loro sì, avevano il coraggio di far staccare la spina dei macchinari che li tenevano artificialmente in vita. Chi invece ieri non lo ha avuto il coraggio di legiferare nella direzione del rispetto della dignità e libertà umana oggi usa con grande nonchalance questa espressione per descrivere metaforicamente la volontà di porre fine al governo Berlusconi. È facile giocare con le parole. Abbiano invece il buon gusto tutti questi autorevoli retori di sforzarsi per trovare le parole adeguate per parlare della fine di un governo quale che sia, lasciando almeno in pace la memoria dei caduti.


Alessandro Soddu

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