Fini e Berlusconi (o chi per loro) litigano. Questa legislatura potrebbe arrivare alla sua scadenza naturale, oppure no. Resta quella che per gli ambienti politici italiani è una certezza: alla fine, i due separati in casa andranno ognuno per proprio conto, senza nemmeno darsi un bacetto d'addio.
Il centrodestra berlusconiano non c'è più. Questo lo capiamo anche noi cittadini comuni, leggendo o ascoltando le dichiarazioni degli uomini che si richiamano ai due leader. Alla fine, a quanto pare, l'antiberlusconismo paga...
E la Sinistra? Perché, per quanto riguarda noi oppositori, la domanda vera è questa. Non se e quando cadrà il governo, non se i finiani decideranno di aderire al progetto bersaniano del "grande cerchio" da costruire attorno al "nuovo Ulivo" per vincere le prossime elezioni, non se Di Pietro e Casini e Vendola siano compatibili o meno... No. La domanda è: la Sinistra italiana saprà cogliere la nuova chance che gli sarà offerta?
Ovvero: la Sinistra italiana saprà esserci all'appuntamento? Perché per adesso l'indeterminazione regna sovrana. Vendola rinnova di continuo l'appello per la costruzione di una Sinistra unita, forte e moderna, ma alcuni pezzi rimangono ancorati ad una eccessiva rigidità ideologica, che decretò la fine del progetto bertinottiano dopo la sconfitta elettorale.
Un altro pezzo, il PD, si ostina a perseguire una via mediana che, per sua intrinseca natura, segue più il percorso del centrismo e del moderatismo che quello del progressismo. E ad aggravare il tutto, mentre comunque tra Bersani e Vendola la comunicazione non manca, c'è di nuovo Veltroni. L'uomo con la siringa infetta è tornato e molti nel PD sono con lui.
Veltroni, che riuscì a spalancare le porte del baratro per la Sinistra italiana e quelle del trionfo per Berlusconi, è in grado di ripetersi. Gli uomini di Veltroni non devono essere lasciati nella possibilità di nuocere ancora. Dal centro alla periferia, da Roma a Sassari non si può rischiare di perdere altro tempo prezioso.
Il centrodestra berlusconiano non c'è più. Questo lo capiamo anche noi cittadini comuni, leggendo o ascoltando le dichiarazioni degli uomini che si richiamano ai due leader. Alla fine, a quanto pare, l'antiberlusconismo paga...
E la Sinistra? Perché, per quanto riguarda noi oppositori, la domanda vera è questa. Non se e quando cadrà il governo, non se i finiani decideranno di aderire al progetto bersaniano del "grande cerchio" da costruire attorno al "nuovo Ulivo" per vincere le prossime elezioni, non se Di Pietro e Casini e Vendola siano compatibili o meno... No. La domanda è: la Sinistra italiana saprà cogliere la nuova chance che gli sarà offerta?
Ovvero: la Sinistra italiana saprà esserci all'appuntamento? Perché per adesso l'indeterminazione regna sovrana. Vendola rinnova di continuo l'appello per la costruzione di una Sinistra unita, forte e moderna, ma alcuni pezzi rimangono ancorati ad una eccessiva rigidità ideologica, che decretò la fine del progetto bertinottiano dopo la sconfitta elettorale.
Un altro pezzo, il PD, si ostina a perseguire una via mediana che, per sua intrinseca natura, segue più il percorso del centrismo e del moderatismo che quello del progressismo. E ad aggravare il tutto, mentre comunque tra Bersani e Vendola la comunicazione non manca, c'è di nuovo Veltroni. L'uomo con la siringa infetta è tornato e molti nel PD sono con lui.
Veltroni, che riuscì a spalancare le porte del baratro per la Sinistra italiana e quelle del trionfo per Berlusconi, è in grado di ripetersi. Gli uomini di Veltroni non devono essere lasciati nella possibilità di nuocere ancora. Dal centro alla periferia, da Roma a Sassari non si può rischiare di perdere altro tempo prezioso.
Se il PD davvero ritiene di essere una forza di sinistra e per la Sinistra, allora dovrà immunizzarsi e dotarsi di robusti anticorpi che impediscano al siero veltroniano di ostacolare il dialogo per la ricostruzione della Sinistra italiana. Perché se l'antiberlusconismo è utile per la compattazione di una forza maggioritaria rispetto a PDL e Lega, questa forza eterogenea non sarà però in grado di governare il paese. Quantomeno, di governarlo in senso progressista.
Francesco Obinu
Francesco Obinu
Vorrei saper dire qualcosa di serio sulla peste veltroniana, vorrei che non fosse così, che non contasse nulla. Ma purtroppo c'è e si dovranno fare i conti con lui. E pensare che una delle ultime volte in cui ne avevo sentito parlare, prima del Ritorno, era a Nuoro per la presentazione del coordinatore regionale del Pd Paolo Fresu: il Tromba e il Trombato.
RispondiEliminaIo vorei che Veltroni mantenesse la promessa e andasse in Africa. Ma penso anche che gli Africani hanno già abbastanza problemi.
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