mercoledì 20 gennaio 2010

Società. I(m)prenditori


Avviso: il post che segue è anacronistico, incentrato sulla forza lavoro, privo di cenni alla magnificenza di Obama e lontano dai temi razziali che servono a far vincere le elezioni.


Forse perché troppo presi dagli uffici di quello che ci governa, nessuno di noi sembra curarsi dei giochetti di tutti gli altri imprenditori. Sì, perché sebbene ci piaccia tanto pensare che gli affari loschi siano prerogativa delle mafie, in realtà siamo circondati da signori che rubano di continuo. Chi sono? Beh, per fare solo un piccolo esempio, tutti quelli che si dimenticano di pagare i lavoratori dipendenti, tutti quelli che si dimenticano di dare le ferie ai lavoratori dipendenti e tutti quelli che si dimenticano di pagare gli straordinari ai lavoratori dipendenti. Questi ladri - gente per bene che veste Prada e sorseggia cocktail nei posti più chic - si godono amabilmente la vita come se niente fosse. Un povero ingenuo, uno che venisse in visita da un altro mondo, un marxiano diciamo, potrebbe domandarsi come mai sia possibile che chi commette dei reati così gravi non venga sbattuto in carcere o, quantomeno, pubblicamente disprezzato. Ebbene, mio caro visitatore, devi sapere che l'associazione a delinquere della quale fanno parte questi moderni schiavisti è talmente piccola, diffusa e socialmente accettata da essere la più potente in assoluto. Il sistema si fonda su tre elementi: 1) lo sfruttatore, 2) quello che rende tutto legale (il consulente del lavoro, solitamente) e 3) lo sfruttato ovvero il lavoratore dipendente che, avendo bisogno del lavoro, tace. E siccome la politica deve risolvere questioni molto più importanti (l'Italia, d'altronde, è una repubblica fondata sul blabla), uno dei pochi modi che abbiamo per smantellare queste bande in giacca e cravatta è non partecipare alla formazione dei loro utili. Nel settore commerciale è assai facile farlo: basta chiedere ai vari commessi se il trattamento economico ricevuto è adeguato al lavoro prestato e - se non è così - cambiare negozio.
Proviamo?


Denise Pisanu


17 commenti:

  1. oh, quanto hai ragione...

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  2. Si quanto hai ragione, ma non credo che le forme di boicottaggio, come quella che proponi, possa funzionare. Un po' come quelle sulla Nestlè, o quelle ecologiste fai da te, che ti dicevano "devi cambiare le gomme della tua auto? Chiedi al tuo gommista se immette gli scarti all'interno di una filiera per il riciclo, se non è così cambia gommista" Il rischio era quello di non cambiare mai le gomme, oppure quello di non sapere mai la vera fine delle vecchie gomme.
    Un sistema di comportamento come il tuo funzionerebbe se ci fosse una vera concorrenza, basata sulla onesta e sana competizione e non sulla triste monopolica rassegnazione. Un esempio locale a Sassari. Quando il sig. Multineddu gestiva i suoi supermercati una leggenda metropolitana diceva che mal pagava le sue innumerevoli commesse. Erano tre ad ogni cassa. Anche un bambino capiva che pagare tre persone a fare il lavoro di una aveva un costo che si scaricava o sui clienti, maggior prezzo dei prodotti, o sullo stipendio delle maestranze. Oppure zio Ugo era un vero filantropo….
    Tuttavia, quando è arrivato il sistema CONAD tutti a rimpiangere il sig. Ugo, la sua umanità, come era buono, come era bello e attento ai clienti….. ma dopo un po’ di tempo non credo che oggi nessuno abbia più dubbi sul miglioramento qualitativo dei supermercati, sulla scelta dei prodotti e su una migliore organizzazione interna. Non so se le persone addette alle casse siano meglio pagate, mi auspico che sia così, dato che mettere, da soli, la spesa nelle buste non ci ha fatto venire le mani tonde.

    Franco G.R. Campus

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  3. La "vera concorrenza" purtroppo non esisterà mai, è solo un'altra bugia del liberomercatismo per giustificare se stesso.
    Oppure ci vorrebbe uno Stato più deciso, ma molto più deciso, a far rispettare i diritti dei cittadini-consumatori-lavoratori. Altrimenti la pasta continuerà a costare cara anche se il grano costa niente, la benzina continuerà a toccare il cielo tutte le volte che il petrolio aumenta di prezzo e, viceversa, a scendere di un'inezia anche quando il barile crolla, e il lavoro dipendente continuerà ad essere considerato in subordine rispetto all'investimento capitalistico-imprenditoriale.

    Francesco Obinu

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  4. Caro Franco, il mio è naturalmente un invito alla riflessione più che un piano volto al boicotaggio degli imprenditori disonesti. Se forse ci interrogassimo di più sulle dinamiche che governano il mondo del lavoro, la distribuzione del reddito sarebbe più omogenea. Il discorso potremmo estenderlo anche alle amministrazioni pubbliche e, a tal proposito, credo che l'ultimo post di Alessandro Soddu (La buona stella dell'Università) nasca da un'indignazione simile alla mia.
    Per quanto riguarda il commento di Francesco Obinu devo invece dire che il senso del mio post va proprio contro il suo ragionamento : io suggerisco infatti di non aspettare che sia lo stato, questa entità astratta e impercettibile, a far rispettare i diritti dei cittadini, bensì i cittadini stessi, cominciando dalle piccole cose. Ma Francesco sa che per me la politica è, prima di tutto, un esame di coscienza!

    Denise Pisanu

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  5. A lavoro a 15 anni? 15 ANNI? Siamo sicuri che la colpa sia dell'i(m)prenditore o di una classe politica incapace di vedere i problemi della nostra realtà?
    Il mio articolo era molto più articolato, ma alcune piattaforme non permettono il copia ed incolla.
    Sicuramente non mancherò nel riproporlo.
    Mi spiace, ma, ovviamente a parere mio, il tuo articolo, come i commenti che ho letto, sono palesemente di parte. Infatti è evidente la SOLA dicotomia dipendenti - aziende, ma all'interno di quest'intervallo c'è un intero mondo di persone (co.co.pro., dipendenti di piccole aziende private, partite iva aperte perchè l'alternativa non esiste, dipendenti pubblici ipertutelati, grandi aziende private che finiscono per condizionare gli interventi governativi, ecc).

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  6. non ho capito chi sia l'anonimo del piano di sopra; eppure leggendo le varie posizioni mi sembra tutto abbastanza chiaro: come cantava Leopoldo Mastelloni, "di tasca nostra ammo sempe a pagà"

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  7. Caro anonimo del commento numero 5, come ben saprai, una delle caratteristiche dei post è quella di poter raccontare SOLTANTO una PORZIONE di realtà e IO ti assicuro di esserne consapevole. Se dovessi cimentarmi nella stesura di un trattato sul mondo del lavoro, sarà mia premura spedirtene una copia al tuo indirizzo anonimo. Detto questo, ti ringrazio per aver espresso un'opinione che offre un sacco di spunti per ulteriori discussioni.

    Denise Pisanu

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  8. L'i(M)prenditore.

    Indice
    1. L'imprenditore
    2. Quello che rende tutto legale
    3. Il dipendente

    1. L'imprenditore.
    L'i(m)prenditore siamo sempre sicuri che sia lo sfruttatore?
    Costi relativi alla partita iva:
    - 150 euro circa di iscrizione alla CCIAA;
    - 2.800 euro circa all'anno di contributi previdenziali fissi;
    - 300 euro circa di allacci telefonici, elettrici, idrici;
    - 1.000 euro circa di caparra;
    - 6.000 euro circa all'anno di affitto;
    - 1.200 euro circa di consulente aguzzino legalizzatore di politiche distorte (qui sono palesemente di parte);
    - ??? euro circa di attrezzature, macchinari, ecc.
    Andando bene, il costo per un anno di attività ammonta ad almeno 10.000/15.000 euro.
    Chi apre una piccola attività non parte di certo come sfruttatore e spesso chiede i soldi ai genitori o, da subito, si crea dei "buffi" con lo Stato (Inps ed Iva primi fra tutti) o peggio ancora si indebita con le banche (sempre che loro, le banche, abbiano laute garanzie).
    Ho conosciuto i(m)prenditori che a prescindere dalla mia (contraria) consulenza, hanno mantenuto dipendenti inefficienti o comunque in sovrannumero rispetto alle necessità dell'azienda. Risposta? "Tiene famiglia, non posso farlo". Poi vedi donne che vanno in gravidanza a rischio grazie a medici consenzienti, poi vedi malattie inesistenti, poi vedi dipendenti che diventano sindacalisti, ma di sindacale fanno poco (per gli altri), ecc. ecc.
    Ho visto i(m)prenditori strozzati dalle banche perchè quando c'è crisi ciò che prima era concesso (es. un modesto fido bancario) viene subito ritirato anche nel breve lasso di tempo di un solo giorno (e non scherzo nel dire che mi è capitato di vedere aziende alle quali è stato richiesto di rientrare dal fido in giornata).
    Un Stato che scarica tutto sulle piccole aziende ed i suoi dipendenti finendo per ipertutelare le grandi imprese e i tanti dipendenti pubblici. Uno Stato che modula le tasse a favore dei soggetti più ricchi (la famosa aliquota che alcuni vorrebbero del 33%). Uno Stato che si inventa lo scudo fiscale e che tutti applaudono come un grande successo del Governo. Uno Stato che aiuta Cirio, Parmalat, Fiat...ed una marea di piccole imprese artigiane e non, che chiudono.
    Avvocati, farmacisti, ma non solo, costretti ad aprirsi la partita iva perchè altrimenti il dottore dove si è fatto tirocinio come può scaricare i propri costi. Piccole imprese edili che licenziano ed obbligano i propri dipendente ad aprirsi una partita iva perchè se si pagano 1.000 euro di stipendio, in realtà il dipendente ne costa 2.000 all'azienda. 1.000 euro in più che finiscono in un rivolo di tasse, balzelli, addizionali, che anzichè rimanere al dipendente vengono intascati da uno Stato inefficiente. Poi ci sono cose che vengono nascoste o non pubblicizzate, eppure la pubblicità non è l'anima del commercio? Ed allora non si sa niente dello sciopero a Mediaset, ed allora non si sa niente della crisi alla Vinyls o all'Alcoa perchè tanto i dipendenti italiani(?) non sono tutti uguali per lo Stato, ed allora non si sa che fine faranno i dipendenti della ThyssenKrupp se i manager verranno condanndati. Ed allora tutti contro le piccole aziende private e quegli sfruttati di dipendenti (privati). Ma quelle aziende erano il vecchio frutta e verdura sotto casa, erano l'alimentari dove alla ricreazione si comprava il panino, erano il baretto dove si prendeva un caffè ed un acqua. L'imprenditore e i suoi 2/3 dipendente, tutti felici e contenti. Ma poi lo Stato inizia a creare i distorsivi: leggi di finanziamento a chi assume, incentivi alla rottamazione, condoni agli evasori... e le piccole imprese (tante) oneste? Si chiama globalizzazione, mi dicono. Globache? GLOBALIZZAZIONE. Chi è grosso vince, resiste. Semplice, no?

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  9. 2. Quello che rende tutto legale.
    Consulenti del lavoro, avvocati, commercialisti, sono solo professionisti che non fanno altro che prendere la Legge, spesso complessa e vaga, e sfruttarla a favore del contribuente. La stessa identica cosa che fa ne più ne meno il sindacalista.
    Su questo punto non mi soffermo molto perchè è la Legge concepita in modo sbagliato e dovrebbe essere il Legislatore a fare leggi decenti, semplici e chiare.
    Inoltre su questo punto, bisognerebbe affrontare seriamente il probelma annoso degli ordini oltre a quello di Università incapace di dare una vera e propria formazione.
    Ma se il tema verrà affrontato, non mancherò certo di dare la mia posizione ipercritica verso una categoria per certi versi strapagata e mal funzionante.

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  10. 3. Il dipendente.
    Vediamo di esaminare le categorie dei dipendenti:
    a) dipendenti pubblici. Non dico che sono tutti assenteisti, sarebbe dire una cazzata-brunettiana, ma dico che sono certamente ipertutelati. Un medico sbaglia per negligenza la diagnosi? Resta tranquillamente al suo posto. I ponti? Il 23 dicembre vado all'Inps per una pratica urgente e mi viene comunicato che i funzionari adetti al disbrigo della stessa, sarebbero rientrati l'11 gennaio. 11 gennaio? 20 giorni di ponte? Cosa è, lo Stretto di Messina? Malattia perchè ci si è svegliati con il piede sbagliato, per un colpo di tosse, perchè oggi è bello chiedere al malattia e poi andare a fare la spesa al supermercato. A no, quella la si fa già durante l'orario di lavoro. Meritocrazia? Macchè, il figlio del primario lavorerà nella propria città, il figlio del non primario lavorerà in Siberia! Gli insegnanti? Vogliamo parlare di loro? Il perno fondamentale della nostra società è stato pian piano disintegrato. Tra diversi assenteisti, tra professori a cui sono state affidate cattedre non corrispondenti al percorso di studi (il mio professore d'inglese si era diplomato in dattilografia), tra docenti di religione perchè il Vaticano così vuole... ecc. ecc. ci troviamo davanti all'incondizionata accettazione delle tesi di Brunetta...che si vanta di essere l'unico a poter parlare di economia... mah!!!
    b) dipendenti privati delle grandi aziende private. Una consistente tutela, soprattutto da parte di sindacalisti che poi diventano sindaci a Bologna, parlamentari, forse governatori nel Lazio. E' sufficiente fare numero, ma i lavoratori del nord non sono uguali a quelli del sud ed allora cosa ce ne frega del destino di Alcoa, della Vinyls, l'importante è che non vada via Briatore altrimenti come faccio ad essere una cameriere sfruttato?
    c) dipendenti privati di piccole aziende: ipercosa?

    Mi auguro che il tema affrontato in questo blog venga davvero ripreso punto per punto ed appronfondito in maniera articolata.

    Un abbraccio,
    Leonardo Bindi

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  11. PS: per l'anonimo del piano di sotto, non ho detto che le posizioni erano poco chiare, ma bensì che erano palesemente di parte e che affrontavano solo parzialmente il tema lavoro.
    2° PS: avrei lasciato la mail, ma dopo aver scritto un sacco di cose, forse per colpa mia (o della vostra piattaforma che odio), non sono riuscito a salvarle.

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  12. Caro Leonardo,
    sul tema ormai hai detto tutto tu.
    Grazie per aver scritto il trattato e per aver fatto simpaticamente gli auguri a Dies.
    Se il tempo che governa il web fosse biblico, tutto questo avrebbe senso. Ma, mi dispiace deluderti, così non è. Però puoi sempre fare tu un blog e intitolarlo "Prolissità": sarebbe molto originale. E, ti dirò di più, potresti anche usare la piattaforma (che è un termine osceno) che preferisci!
    God bless l'ironia!

    Denise Pisanu

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  13. Dies: democrazia idee e sapere... devo aver frainteso il titolo.

    L.B.

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  14. Democrazia (finché si può), Idee (di tutti), Sapere (quello che scrivo, quello che leggo). Io la vedo così. L'unica certezza che ho è la ricetta della torta allo yogurt e non la faccio io. Poi sono molto contento per ieri sera (tra le 20.45 e le 22.30 circa).
    Grazie Leonardo, ma non essere permaloso.
    Luis Pandemya

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  15. Non sono permaloso. Il mio era una risposta provocatoria ad un commento ironico...almeno spero sia così altrimenti son proprio tonto :-).
    Credetimi quando dico che voi avete la fortuna di sapere scrivere davvero bene, quello che vorrei saper fare io. Ed è per questo che penso che voi dobbiate condividere queste capacità con noi.
    Non è affatto facile riuscire a scrivere un pensiero articolato con la stessa semplicità con cui voi ci riuscite.
    Insegnare il sapere...insegnateci il sapere. Noi proveremo a metterci del nostro.

    Un abbraccio,
    Leonardo

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  16. Leonardo,
    è un piacere constatare che hai senso dell'umorismo e gradisci persino la torta allo yogurt. I ringraziamenti per i suggerimenti che ci hai dato erano invece serissimi.
    E sono convinta che oggi, dalle 8 alle 20, l'amico Luis penserà alle maschere di carnevale di un signore privo di stile!
    Con affetto e con la mente in Europa.

    Denise Pisanu

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