Ci risiamo: le elezioni. Dubbi di varia natura mi affliggono: amletico-democratici (essere o non essere una buona cittadina?); atletici (ho davvero voglia di abbandonare il divano per andare al seggio?); climatici (se uscisse il sole andrei al mare tutto il giorno, se piovesse prima voterei e poi andrei al cinema).
Ragioniamo: tutti i miei ultimi voti sono stati vanificati da una maggioranza politica alla quale evidentemente non appartengo. Ci sono: potrei andare a votare solo per vedere se le cose sono cambiate! Magari mi ritrovo, damblee, in maggioranza! Però, nella sostanza, non cambierebbe niente: il presidente della regione sarebbe sempre Cappellacci, quello del consiglio dei ministri sempre Berlusconi, le province sarde sarebbero sempre 8, la procreazione assistita non verrebbe comunque garantita, ecc.
Dopo le riflessioni superficiali e domenicali da cittadina passiva, quelle che – come sostiene John Stuart Mill nel suo “Considerazioni sulla democrazia rappresentativa” – i governanti auspicano ad ogni consultazione elettorale, propongo una lettura agli indecisi, a quelli che alimentano l’apatia elettorale sentendosi “liberi” nell’astensione.
La libertà (1972)
di
Giorgio Gaber
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione
Denise Pisanu
La libertà è rispetto.
RispondiEliminaD.I
Non vale la pena avere la libertà
RispondiEliminase questo non implica avere la libertà di sbagliare.
Gandhi
Ah bè se siamo alle citazioni allora ecco Paulo Coelho in "Lo Zahir":
RispondiEliminaNon mi pento dei momenti in cui ho sofferto; porto su di me le cicatrici
come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto, alto quanto quello
della schiavitù. L'unica differenza è che si paga con piacere, e con un sorriso...
anche quando quel sorriso è bagnato dalle lacrime.
Tzilippu
Anche "la libertà di volare" dei Nomadi mi ricorda qualcosa...
RispondiEliminaDimmi cosa vuoi fare,
È come stare alla catena.
Senza saper dove andare,
E respirare a malapena.
Aspetti ancora un sorriso, che ti permette di sperare.
Che ti fa sentire vivo, fedele alla tua linea e continuare
Ma ti piacerebbe fuggire lontano
E fermare chi si è permesso…
Di legare ad un muro le tue speranze
Per provare qualcosa a se stesso.
E allora tiri di più… e ti arrabbi di più
Vivi, corri per qualcosa, corri per un motivo…
Che sia la libertà di volare o solo di sentirsi vivo…
Corri per qualcosa, corri per un motivo…
Che sia la libertà di volare o solo per sentirsi vivo…
Vedrai che prima o poi
Qualcuno verrà di sicuro a liberarti.
Vedrai che ce la farai…
Non è detto che per forza devi fermarti.
E allora scoprirai che questo tempo che passa
Ricopre tutto ciò che ti resta
E che per avere la libertà
Dovrai per forza chinare la testa
Ma non è questo che vuoi… tu dimmi è questo che vuoi…
Vivi, corri per qualcosa, corri per un motivo…
Che sia la libertà di volare o solo per sentirsi vivo…
Corri per qualcosa, corri per un motivo…
Che sia la libertà, di volare o solo per sentirsi vivo...
Tzilippu
Se il festival di Sanremo è finito, mi piacerebbe che si parlasse un po' di Europa...
RispondiEliminaAquarius
Nessuno le vieta di parlare di Europa senza per questo essere scortese.
RispondiEliminaE, nel caso non lo avesse notato, l'Europa a parte il titolo c'entra poco.
Cordialità
Ahi pentirommi,e spesso, ma sconsolato, volgerommi indietro.
RispondiEliminaGiacomo Leopardi nel "Il passero solitario"
Ci sta
Grande Gaber. La libertà è partecipazione. Uno slogan affascinate che come un vecchio album delle figurine ci ricorda i tempi andati. I Causio, Cuccureddu, Benetti, Zoff, Muraro, la Rai in bianco e nero….
RispondiEliminaIn realtà nella sua semplicità è quello che ci serve anche oggi: partecipazione.
Partecipare è sbattersi sino allo sfinimento per informarci, per capire che la fecondazione assistita è uno scandalo, il non riconoscimento delle coppie di fatto pure, che le discriminazioni di qualunque tipo fanno parte di un passato che non ha nostalgia al suo interno. Partecipare è un modo di capire la nostra libertà.
Anche votare per il parlamento europeo è partecipazione. È l’unico modo per far capire che società vuoi a tutti i livelli.
Partecipare non è andare il sabato pomeriggio verso i centri commerciali che trabboccano di gente. Partecipare non solo il sabato sera quando i bar sono invasi da gente che prende parte al rito collettivo e transgenerazionale (dato che si va da quelli di diciotto a quelli di quaranta) della birretta in mano a discutere ancora di inviti, sbronze, non c’è lavoro, mi sono fatto a pezzi, al mare alle Bombarde, cazzo ho un esame in ballo, figa quella, tronco quello, che casino non ti sento. Partecipo dunque sono…
Maledizione si riesce a sopportare questa nenia, per mesi, per anni, ma non a quella di alzare il culo e andare a votare. Certo capisco l’emozione del seggio, sanno come ti chiami, quanti anni hai, devi vestirti bene, ti vedono la foto tessera… ma dura un secondo.
Sino agli anni Trenta si poteva votare solo in base al reddito e le donne non potevano votare sino a cinquanta anni fa.
Ti rendi conto che è un diritto, che l’emblema della tua dignità di essere cittadino di uno stato, di un Europa unita con la pace e non con eserciti?
Della gente è morta per ottenerlo quel diritto, è morta per dartelo, è morta per difenderlo, muore per raggiungere quello che tu hai. Della gente non mai avuto questo diritto e non lo avrà mai.
Io personalmente non mai capito, e mai li capirò, il popolo di quelli che non vanno a votare, di quelli delle le schede bianche, e di quelle nulle. Come si fa? Distrazione? A che serve astenersi? Ottieni una rappresentanza in questo modo? Hai un tuo rappresentante nella scheda bianca o in quella dove hai disegnato la solita figura maschile di Mirò? Secondo me è gente senza pensiero, senza spina, senza spirito, senza storia, vuote e senza una conoscenza del sistema elettorale che non considera queste persone.
Il sistema è semplice: una testa un voto. Non ci sei, non conti, non esisti.
Dopo 20 anni che voto mi hanno chiesto:"ma lei può votare?" ho 38anni.Ma chi parcheggiano ai seggi?
RispondiEliminaIdioti che non sanno esprimersi.
Naturalmente non ho votato.
Ai seggi parcheggiano persone che sono l'espressione di questo sistema e non votando fai capire che tutto ciò ti sta bene.
RispondiEliminaA chi non vota andrebbe negato il diritto di lamentarsi!
Tzilippu
Conosce la libertà colui
RispondiEliminache riconosce la dignità altrui.
Caro Filippo, ti assicuro che Aquarius non è mai scortese: semmai ironico e, soprattutto, discretamente intelligente per "accorgersi" di ciò che legge...
RispondiEliminaFrancesco Obinu