I motivi di preoccupazione nel nostro paese non mancano. Ma - primo - continuare ad indignarsi o, dall'altra parte, provare a sviluppare interpretazioni più o meno credibili sul piano politico, di fronte alle "strane" gesta di quel "disumano" lavoratore non è più sufficiente: ormai si deve chiudere la partita, senza ulteriori indugi.
Secondo: la sconfitta elettorale di Obama e del Democratic Party nelle consultazioni americane di mid term rappresenta un motivo d'inquietudine forse anche maggiore.
Secondo: la sconfitta elettorale di Obama e del Democratic Party nelle consultazioni americane di mid term rappresenta un motivo d'inquietudine forse anche maggiore.
Perché i cittadini statunitensi hanno voltato le spalle al loro presidente in così grande numero?
Perché il movimento neoconservatore e filorepubblicano del Tea Party ha raccolto tanti consensi in così breve tempo?
La voglia di "nuovo", che spinse Obama fino alla Casa Bianca a cavallo di uno tsunami di entusiasmo popolare, è già finita?
La sconfitta del presidente colored e progressista è dovuta alle sue scelte coraggiose in favore del miglioramento della condizione di vita dei ceti più deboli, in particolare all'aumento della pressione fiscale sui grandi redditi (che negli Usa sono veramente grandi) e alla riforma del sistema di assistenza sanitaria, allargato ai milioni di poveri che non possono permettersi la stipula di una polizza-salute?
Se fosse davvero così, significherebbe che i gruppi sociali agiati (il caso in questione è americano, ma analoghi segnali di egoismo classista li possiamo scorgere in Italia, in Europa, in tutto il mondo "ricco") non tollerano un'azione di governo che intacchi, anche solo in parte, la consistenza del loro potere economico-finanziario. Beninteso: pur senza che la loro preminenza sociale e l'influenza politica ai massimi livelli, che dal potere economico deriva, ne resti comunque compromessa.
E allora, se davvero si trattasse di "egoismo classista", cioè dell'incapacità di accettare di avere un po' di meno affinché tanti altri possano vivere un po' meglio, ovvero più in linea con le esigenze della dignità umana, quali alternative restano agli uomini e alle donne che rivendicano, giustamente, migliori condizioni di vita?
Se la via politica democratica per il progresso sociale è resa inefficace, cos'altro resta da fare?
Francesco Obinu
"Se la via politica democratica per il progresso sociale è resa inefficace, cos'altro resta da fare?"
RispondiEliminaAmmettilo, questa te l'ha ispirata l'amico Vladimir Ilič Ul'janov
Apprezzo lo spirito, però mi piacerebbe che tu - democratico italiano - rispondessi alla domanda.
RispondiEliminaCosa si può fare, scartando ovviamente la soluzione leninista?
Oppure - e ho paura a chiederlo - esiste un'alternativa alla soluzione leninista (a dire: a soluzioni pericolosamente drastiche)?