Quando l’altro giorno, ascoltando la rassegna stampa alla radio, ho sentito che il titolo in prima pagina de “il Giornale”, relativo alla rivolta di Rosarno, recitava «Hanno ragione i negri» ho stentato a crederci. Eppure è così. C’era scritto proprio negri, e poco conta che l’editoriale desse loro ragione (almeno apparentemente). In realtà ci sarebbero pochi motivi per stupirsi, dato il percorso culturale intrapreso da tempo da Vittorio Feltri, coerente con se stesso (e non solo) fino alle viscere. Mi ha stupito invece lo scarso clamore suscitato da un linguaggio che credevo ormai confinato solo nell’innocuo ma comunque insopportabile para-ponzi-ponzi-po di Edoardo Vianello e nelle meno rassicuranti curve degli stadi. Non che il clima generale invitasse e inviti all’ottimismo. Molti italiani, al nord come al sud, si sono (ri)scoperti candidamente razzisti e se più di un provvedimento della politica nazionale e locale va inequivocabilmente in questo senso è perché certi partiti hanno capito bene quale aria tiri. E se in fondo si nutre sempre l’illusione che ci sia un limite allo schifo, ciò che è successo in questi giorni in Calabria e ancor di più le prese di posizione di molti rappresentanti delle istituzioni sembrano non lasciare spazio alla speranza. Periodicamente, l’Italia prende atto del cancro mafioso che ne mina (ogni giorno) la credibilità di Stato compiuto e di paese democratico, ma essendo incapace di affrontare il problema alla radice rivolge la propria scomposta reazione contro gli effetti collaterali, in questo caso il problema degli immigrati, che, clandestini o meno, sostengono molta dell’economia “alternativa” o “creativa” del sud, così come buona parte di quella “pulita” del nord. Non passa giorno che non si discuta di integrazione (soprattutto degli immigrati mussulmani), quando la questione di fondo irrisolta continua ad essere quella del rispetto dei diritti formalmente sanciti dalla Costituzione e dalle leggi che dovrebbero servire a governare il Paese. Diritti per tutti i cittadini: al lavoro, alla casa, all’istruzione, alla salute, alla giustizia. Uno Stato forte nei suoi presupposti civili può permettersi di affrontare un’emergenza – l’immigrazione – che è mondiale. Dove vince l’anti-Stato non potrà che prevalere la violenza.
Alessandro Soddu
D'accordo. E forse non è necessario dire a chiare lettere che l'anti-Stato non sono soltanto camorra, mafia, n'drangheta e varia altra criminalità altamente organizzata...
RispondiEliminaPer il resto, "Italiani, brava gente" era soltanto una consapevole menzogna (poi si è scoperto cosa fecero i nostri prodi in Libia ed Eritrea).
Francesco Obinu
Uno Stato senza giustizia è solo una guerra tra bande di delinquenti.
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