L’inceneritore perpetuo del tempo brucia ogni cosa nel grande Immondezzaio Italia. Gloria e meschinità. Eroi e assassini. Santi e stupratori. Quando nelle settimane scorse è andato in scena il divorzio di fatto tra Berlusconi e signora, il giorno dopo il ferale annuncio un giornale ‘amico’ sbatteva in prima pagina un’immagine sexy di Veronica Lario, forse non operando in gaia autonomia e rispetto della privacy. E quando ancora il PdL non era che un’idea, Fini parlava delle «comiche finali» cui erano giunte le strategie politiche del centrodestra, dopo che il tg fintosatirico Striscia la notizia aveva messo allegramente a nudo la nuova vita privata del fondatore di An. Come nell’epilogo di Arancia meccanica sarebbe bello costringere gli autori dell’abbrutimento mediatico degli ultimi venti anni a guardare forzatamente per ore la porcheria televisiva propinata ai consumatori, liberi e canonizzati. Ma una voce di servizio dovrebbe avvisare gli utenti che la fiction è terminata, che la cronaca è diventata storia. Il fatto è che osservare la storia d’Italia dopo il 1989 provoca un ribrezzo che prelude alla depressione. È comprensibile che in tanti si siano innamorati del sogno berlusconiano, che abbiano voluto dare fiducia a qualcosa di presuntamente nuovo. Ma quando il “nuovo” dura quasi un quindicennio e puzza di naftalina vuol dire che qualcosa non funziona. Specie quando le cose diventano così chiare da potersici specchiare. Eppure, inseguire l’idea dipietrina del Processo liberatore non funziona, perché non si può processare il Potere. Più interessante (anche se tutto sommato poco originale), invece, dal punto di vista storico e antropologico, valutare il comportamento della pletora di consiglieri, ministri, deputati, e amici che, intellettualmente rilevanti e coscienti dei loro atti, hanno avallato finora tutto questo (il ‘risveglio’ di Paolo Guzzanti è in questo senso esemplare). Come non vedere che all’inizio della sua epopea politica Berlusconi non ha sdoganato la destra, ma ha piuttosto risvegliato antichi odi e contrapposizioni, ideologiche e sociali, inventando un pericolo comunista che non è mai stato tale? Il risultato è stato quello di portare tutti a ragionare in termini di vincenti e perdenti, superbia versus rancore, secondo un linguaggio veterocalcistico che si nutre di soddisfazioni primarie, di linguaggi e comportamenti da caserma in tempi di c.a.r. Tutto quello di cui non aveva bisogno uno Stato sfilacciato che vede ancora oggi un terzo del suo territorio in mano, diretta o indiretta, della criminalità organizzata. Ci siamo distratti, forse si dirà un giorno. Chi pensava che si dovesse riscrivere la storia non si è reso conto che quella stessa storia la stava (e sta) in qualche modo già riscrivendo. Per dire magari un domani come è potuto succedere? Quando invece sarebbe ora di dire cosa sta succedendo?
Alessandro Soddu
L’inceneritore perpetuo del tempo brucia ogni cosa nel grande Immondezzaio Italia. Gloria e meschinità. Eroi e assassini. Santi e stupratori.
RispondiEliminaBellissimo, da inserire nel dizionario delle frasi famose!
Il problema e che l'addetto all'inceneritore si è dimenticato, o forse lo ha fatto di proposito, di cambiare i filtri e i miasmi che ne sono fuoriusciti hanno ricoperto tutto di uno strato nerastro e unto, talmente spesso e appiccicoso, che ormai sarà impossibile lavarlo via con qualunque detergente, perchè questo strato – come gli anelli che segnano l'età degli alberi – è la storia di questi ultimi vent'anni.
Speriamo solo che venga ricoperto al più presto da nuovi strati che lo rendano un pò meno tossico.
Tzilippu
Quanto scritto e quanto detto è la sacrosanta verità.
RispondiEliminaDiversi anni fa quando questo schifo montava lentamente come una torta nel forno in un gruppo di amici ci si pose come obbiettivo almeno la qualità. Qualità nei rapporti umani, nel lavoro, anche quello più piccolo e minuscolo, qualità nella scelta della vita quotidiana. Qualità anche alle poste rispondendo alla naturale scortesia dell’impiegato con formule da libro di lingua inglese per le superiori: buongiorno, dovrei fare una raccomandata, posso avere il modulo, grazie. Ho compilato tutto. La ringrazio, le serve qualche moneta per il resto. La Ringrazio arrivederci.
Andate alle poste oggi, dopo ore di fila, siete li in piedi tra lustrini, libri per bambini, libri sul papa, cd di Laura Pausini. Sembra di essere ad un beauty free dell’aeroporto, ma non tra commesse truccate e esalazioni di profumo, siete invece tra persone incattivite dall’odore di sudore e l’elimina code che fa salire i nervi. Su dieci sportelli solo cinque operativi, il resto degli impiegati a vendere i gagets e guai se vi appoggiate alle librerie. L’impiegato (uomo o donna non cambia) non è più separato dal vetro ma la scortesia è rimasta uguale. C’è uno schermo che vi trasmette l’oroscopo, ma che cazzo me ne frega della Bilancia se sono in fila da un’ora? I posti per sedersi sono ergonomici per i lillipuziani e sono solo sei. Gli altri venti in piedi. Il tutto provoca un ribrezzo che prelude alla depressione… come la storia di questi ultimi venti anni.
È uno sfondo della nostra vita quotidiana, di merda, assurda che spreca energia, intelligenze, denaro, vite.
L’obbiettivo qualità si scontra con i figli di papà che parcheggiano sul marciapiede, che ti fregano il lavoro perché loro hanno più parenti di te, che dello scontro sociale montato in questi ultimi anni hanno fatto la loro fortuna.
Il problema è da dove ricominciare. La qualità non basta, forse serve un po’ di verità.
Dire la Sacro Santa Verità… a volte è un problema, ma “cribbio” bisogna pur morire di qualcosa.
Caro Alessandro,
RispondiEliminadiversamente da altre volte, il più delle volte, in questo caso non sono d'accordo con te. Che la vita del nostro paese rasenti spesso volentieri i canoni noti da fiction in salsa latino-americana, senza scomodare altri modelli più settentrionali, e che tutto sia posto su livelli sideralmente bassi (ad memoranda "pazzagliane" memoriae..) non distoglie dal fatto che la storia, quella con la S maiuscola e che si ricorderà fra qualche anno è tutta ben altra cosa. Alla storia non interessano queste vicende, paragonbili a bei rutti che escono dallo stomaco quando si beva una cospicua quantità di birra, alla storia poco importa delle veline candidate o ministre (anche perchè per queste ultime saranno i fatti a determinare il giudizio..): la storia è altro, per la storia serve tempo, digestione e riflessione. Serve soprattutto studio, cosa oramai latitante nell'italico panorama.
Come combattere la fiction? questo potrebbe essere il problema da ffrontare seriamente. Non c'è dubbio che il compito sarà impervio ed arduo perchè si scontrano modelli asslutamente opposti di pensare e agire: se vogliamo cambiare sarà necessario operare come le goccie che corrodono anche la pietra più dura, giorno dopo giorno, con costanza, rigore e determinazione. E' una strada molto lunga lungo la quale è facile scivolare e cadere. Se siamo tutti d'accordo che il "sapere" deve essere alla base della nostra esistenza sociale bisogna cominciare, o ricominciare, dalla base e dalla vita di tutti i giorni. Dura labor omnia vicit.
Marco Rendeli