mercoledì 27 maggio 2009

Società. Alla deriva


Lavoratore, inde fesso. Sembra essere questa la lezione di vita che viene dal continuo martellamento di lotterie, schedine, giochi a premi, ma anche spettacoli e reality show vari, che pretendono di accreditare come lavoro (artistico?) la neostupidità maschile e il tradizionale sventolio di culi e tette, avendo un solo obiettivo: fare soldi, in fretta e senza troppi sforzi. C’è una bella differenza tra fare spettacolo e dare spettacolo. Il primo prevede, oltre che il talento, un lungo apprendistato che si risolve spesso nella constatazione della propria mediocrità, che può essere comunque utile al mondo delle arti e alla società più in generale. Il secondo consiste nella semplice esibizione delle proprie (discutibili) capacità naturali, allo stato grezzo o appena sbozzate, senza alcuna pretesa, né da parte del protagonista né da parte dello spettatore. Giacché nella realtà televisiva (quella che solo sembra contare) l’esito è scontato: tutti bravi, tutti campioni, tutto bene, perché «non sto facendo niente di male» o, meglio/peggio, «non sto uccidendo nessuno». Infatti le vittime non sono morte. Quel che muore (anzi, è già morto) è il rispetto per il lavoro, che stancherà pure ma davvero nobilita l’uomo: il luogo comune coincide allora con l’uomo comune perché riempie di contenuti profondi le sue giornate. E ai (veri) laboratores sarà pure il momento di pensare, in un presente contemporaneissimo in cui sembrano essere tornati in auge bellatores (almeno fino alla recente uscita di scena di George Walker Texas Ranger) ed oratores, nel nome dei valori, con la “v” maiuscola che però assomiglia tanto a un girocollo scorsoio. A te e solo a te dovrebbe guardare la Sinistra che non c’è, bianco o nero, regolare o clandestino, cittadino presunto, consumatore irriso, lavoratore indifeso. Ed anche illuso dal mortale abbraccio del magnate di turno. Ma le urla di Annozero e Ballarò non aiutano a migliorare le cose, né i manifesti elettorali del Pd possono risvegliare l’orgoglio operaio o quello “precario”. Occorrerà che ognuno si risvegli dal proprio sogno, in modo dolce o traumatico, per capire una volta per tutte se sia il caso di tenere il pacco, cambiarlo, o, più opportunamente, spegnere tutto. Per ricominciare senza vergogna a essere normali, guardando in alto senza disprezzare il basso, ma cercando di camminare dritti.

Alessandro Soddu

7 commenti:

  1. Da laurafromthelaurasword.blogspot.com
    << La prima volta che andai a Sarroch ero emozionata.Sarroch è per me il paese del Nuraghe Antigori, croce e delizia del mio Dottorato di Ricerca, Nuraghe di contatto tra mondo Nuragico e Civiltà Micenea, che si erge su una ripida collinetta affacciata sul Golfo degli Angeli e ... sulla SARAS.
    Dalla collinetta del Nuraghe si cerca di immaginare un antico porto, un pacifico approdo, un luogo di incontro di genti, uno spiraglio di contatto tra popoli nell'antichità: ma è difficile, tanto difficile. Le archeologiche fantasie e le storiche elucubrazioni su quello che dovette essere un magnifico territorio costiero vengono immediatamente cancellate da un mostro industriale che si erge prepotente, da siloi di petrolio e ciminiere che sono il contorno balneare di una natura che verso i monti è invece ancora incontaminata.
    A poche decine di chilometri è la riserva di Monte Arcosu, a pochissimi chilometri vi è Nora.
    Dietro i mostri della Saras, vi è il Nuraghe Antigori da una parte e il Nuraghe Sa Domo 'e s'orku dall'altra: entrambi a racchiudere quel lembo di terra che si affaccia sul mare e sul quale sorge quella fonte di lavoro per diversi paesi del sud Sardegna.
    Il 22 Maggio La Nuova Sardegna ha stilato una classifica sui paesi più ricchi dell'isola: Sarroch ha guadagnato il primo posto!
    L'industria assassina ha fatto guadagnare il primo posto ad un paesino che si trova in una delle zone più povere dell'isola.
    Due settimane fa, decine di persone hanno linkato un video di Massimiliano Mazzotta su FaceBook e sui principali social networks dal titolo "OIL", video documentario sulla SARAS di Sarroch, censurato dagli avvocati della stessa SARAS.

    RispondiElimina
  2. Continua il precedente

    Oggi, 27 Maggio piangiamo Pierluigi Solinas, Daniele Melis e Bruno Muntoni, tre operai che lavoravano proprio lì, tre uomini di 26, 28 e 52 anni che sono entrati vivi dentro un silos e che dal silos sono usciti morti, nel tentativo di salvarsi tra loro.
    Disgrazia? Si un'enorme disgrazia.
    Fatalità? No nessuna fatalità...
    La fatalità, in un'industria petrolchimica nel 2009 è prevedibile, assolutamente prevedibile.
    Chi li piange saranno le madri e le mogli, le figlie e i figli, fratelli e sorelle, e i colleghi di lavoro, quei colleghi di lavoro che lì in SARAS continueranno a lavorare, sentendo sulle loro tute blu, quell'odore silenzioso e acre della morte bianca che da un momento all'altro potrebbe colpire anche loro.
    Uno degli operai, con rabbia e disprezzo, urlava fuori dai cancelli "funti mortus pro milli euros",
    "Sono morti per 1000 euro".
    Cosa sono 1000 euro?
    Briciole, briciole con le quali si pagano due bollette e le rate di un'automobile.
    Perchè in Sardegna, con 1000 euro, ci si pagano le bollette dell'Enel e del Gas, che nonostante la grande petrolchimica SARAS, sono le più care d'Italia.
    Ma i tre morti, sono 3 dei tanti, sono cifre che arricchiscono gli elenchi delle morti bianche in Italia.
    Sono tre uomini che fra un mese, sotto il sole e nell'acqua cristallina di Chia e di Domus de Maria, in mezzo ai profumi delle creme solari e dell'estate, non ricorderà nessuno...figuriamoci un po' più a Nord.
    Già nelle spiagge di Villasimius nessuno penserà a loro, e in Costa Smeralda, Sarroch sarà un paese lontano, lontanissimo nello spazio e nel tempo.
    Nel caldo di Agosto, il cordoglio e il dolore sarà delle famiglie di Villa S. Pietro che chiuse nelle loro case, con le finestre abbassate, ricorderanno la tragicità inspiegabile in un silenzio assordante, mentre i padroni saranno in ferie, mentre l'isola pullulerà di vacanzieri nelle rumorose spiagge.
    Certo, per il colosso Moratti, davanti alla prospera annata calcistica dell'Inter, una simile digrazia non ci voleva, proprio non ci voleva.
    Ha rovinato la festa, o ci ha riportato alla realtà?
    Le vite di questi tre uomini ascesi al cielo, o meglio discesi nell'inferno, tuonano in un momento particolare.
    Ed ecco i messaggi di cordoglio, ed ecco la vicinanza dei politici, degli amministratori e di tutti coloro che nella settimana successiva all'accaduto si strappano le vesti manifestando dolore e lacrime...
    Fra due mesi, nessuno parlerà più di loro, fra due mesi ci saranno cantieri in cui della sicurezza si potrà fare a meno, luoghi di lavoro in cui, se il lavoratore si rifiuta per mancanza di sicurezza, sarà sostituito da un altro, cantieri nei quali, il rischio sarà forse segno di mascolinità e di forza...
    Cantieri nei quali, mi duole dirlo, sarà probabile il ripetersi di questo vergognoso copione, e per cosa?
    Per 1000 euro o per la metà, per godere della dignità del Primo Articolo della Costituzione.
    Per potersi sentire "lavoratore", uomo con dignità, che seppur con sacrificio e rinunce, vive dignitosamente, perchè sa di avere un lavoro.Ma se Sarroch è famosa tra noi archeologi per i Micenei in Sardegna e per gli appassionati della storia dell' Isola è il paese simbolo dell'arrivo dei grandi eroi omerici, che nel XII sec. a.C. lambivano le coste del Sud dell'Isola, lasciandoci prodotti di fattura straordinaria in pace e serenità, oggi è un luogo di grigiore, di freddo e di silenzio.
    Il Nuraghe Antigori avrà guardato alla Saras come a un putrefatto luogo di morte, in cui i prodotti d'elite non sono più le argille figuline lavorate al tornio, ma oli putridi e maleodoranti, che sì, fanno arricchire il paese, ma che a caso, quando meno te lo aspetti, fanno morire...
    Anche questa è storia, storia del territorio.
    Una storia triste che si deve ricordare.
    Non è sufficiente esprimere cordoglio, scusate ma non serve a nulla!>>

    RispondiElimina
  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  4. La prima e unica volta che vidi il nuraghe di Antigori, era durante una gita dell'Università di Sassari. Le mitiche gite di Moravetti, presa come occasione di studio ma anche di scoperta di un mondo che non conoscevamo.
    La guida ad Antigori fu la prof.ssa Maria Cerarese Ceruti che con fatica salì sulla cima della collina, con la raffineria a sinistra. Arrivati in cima alla nostra guida, una persona d'eccezione, scappò un piccolo rigurgito, frutto della fatica e del caldo. Da studenti subito notammo quel gesto, per ridere, per comprendere che capita a tutti. Era normale.
    Oggi dopo l'ennesima tragedia, quel rigurgito lo posso definire come un vero e proprio rutto. Contro questa società che consuma tutto e che deve produrre benzina per i camion che trasportano le merci da una parte all'altra in nome non del progresso e della qualità ma in quello dell'idiozia dell'uomo moderno.
    Volete un esempio? Andate all'EuroSpin e prendente una confezione di succo d'arancia e leggete l'etichetta. Le arance sono italiane, la spremuta è fatta in Germania e il confezionamento è fatto a Verona, e la distribuzione arriva in Sardegna. Serve benzina per tutti questi viaggi. Benzina che produce la Saras. Eppure, ad esempio, a Villacidro siamo ricchi di arance.
    Allora ci vuole un rutto fragoroso che ci faccia capire che questa società è marcia alle sue radici.
    La visita fu bellissima. Ma la storia, i commerci dei Fenici, dei Romani, quelli medievali non ci hanno insegnato nulla.

    Franco Campus

    RispondiElimina
  5. Domenica sera, di ritorno da Oristano, ho cercato una pizzeria al centro nella quale ristorarmi dopo il terribile, caldo, lento viaggio in pullman; ebbene, nonostante la città fosse colma di gente per la cavalcata (dalla quale io sono fuggita, da buona sassarese!), 4 pizzerie su 5 erano chiuse! Quali laboratores devono essere difesi? Quelli che lavorano, vero?

    Comunque, alla fine ho mangiato una buonissima pizza in via arborea, crema di carciofi e grana. Viva i lavoratori che lavorano.
    Denise Pisanu

    RispondiElimina
  6. forse anche i titolari delle pizzerie chiuse sono sassaresi e si sà essendo sassaresi anche loro il giorno della cavalcata...

    RispondiElimina
  7. questa storia dei sassaresi e della cavalcata dovrà finire un giorno o l'altro

    RispondiElimina