mercoledì 27 gennaio 2010

Storia. Sì. Lo fa.

Quando eravamo bambini mio nonno ci diceva sempre: «Studiate». «Studiate. Perché magari un giorno vi potranno anche portare via tutto, ma non vi possono portare via ciò che avete nella vostra testa».

Non era il modo migliore per invogliarci a studiare. Eravamo bambini, proprio bambini. E poi, perché ci dovevano portare via tutto? Chi?.

Comunque io mio nonno lo ascoltavo sempre cercando di capirlo, anche quando non lo capivo. E quindi questa frase la ripetevo anche ogni tanto. Mi piaceva dire qualcosa da adulto.

E poi studiare mi piaceva. Ero pigro, leggere mi pesava meno di correre.

Poi sono anche cresciuto e il senso l’ho capito. Ma non saprei dirlo meglio di come ha fatto un altro:

«…Il canto di Ulisse. Chissà come e perché mi è venuto in mente. […] Se Jean è intelligente capirà. Capirà: oggi mi sento da tanto. […] Jean è attentissimo, ed io comincio, lento e accurato: Lo maggior corno della fiamma antica/ […] Mise fuori la voce e disse: Quando… E dopo quando? Il nulla. Un buco nella memoria. Prima che sì Eena la nomasse. Altro buco. Viene a galla qualche frammento non utilizzabile.

Ma misi me nell’alto mare aperto

Di questo sì, di questo sono sicuro, sono in grado di spiegare a Pikolo, di distinguere perché misi me non è je me mis, è molto più forte e più audace, è un vincolo infranto, è scagliare se stessi al di là di una barriera, noi conosciamo bene questo impulso.

[…] Siamo arrivati al Kraftwerk dove lavora il Kommando dei posacavi. Ci deve essere l’ingegner Levi. […]

Mare aperto. Mare aperto. So che fa rima con diserto, ma non rammento più. Che tristezza sono costretto a raccontarlo in prosa: un sacrilegio. Non ho salvato che un verso, ma vale la pena fermarcisi: …Acciò che l’uom più oltre non si metta.

Si metta: dovevo venire in Lager per accorgermi che è la stessa espressione di prima, e misi me.

[…] Ho fretta, una fretta furibonda.

Ecco attento Pikolo: Considerate la vostra semenza:/fatti non foste a viver come bruti/ma per seguir virtute e conoscenza.

Come se anch’io lo sentissi per la prima volta: come uno squillo di tromba, come la voce di Dio. Per un momento ho dimenticato chi sono e dove sono.

[…] Darei la zuppa di oggi per saper saldare non ne avevo alcuna col finale. Mi sforzo di ricostruire per mezzo delle rime, chiudo gli occhi, mi mordo le dita: ma non serve, il resto è silenzio.

Siamo ormai in fila per la zuppa, in mezzo alla folla sordida e sbrindellata dei porta-zuppa degli altri Kommandos. I nuovi giunti si accalcano alle spalle. – Kraut und Reuben? – Kraut und Reuben -. Si annunzia ufficialmente che oggi la zuppa è di cavoli e rape: - Chouz et navets. – Kàposzta és répak.

Infin che il mar fu sopra noi richiuso.»

Spero che Primo Levi non se ne abbia a male.

Sì. La memoria rende liberi.


Mauro Sanna

9 commenti:

  1. Un bel post Mauro, degno della tua sensibilità di raffinato uomo di lettere. Spero di non restare solo nell'apprezzarlo :)La terribile accusa di "autoreferenzialità" è sempre pronta a scattare come un cartellino giallo :).

    Francesco Obinu

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  2. Non sei solo nell'apprezzarlo.

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  3. Vorrei fosse davvero così. L'altro giorno ho chiesto per curiosità ad alcuni ragazzi di 16 anni se sapevano cosa fosse accaduto l'11 settembre 2001. La risposta? "Boh, non era l'anno dei mondiali quindi non lo so. Forse qualche evento minore, i mondiali di rugby?".
    Molti però si ricordano dell'ultimo uscito dal GF.
    La memoria rende liberi solo alcuni e quei pochi fortunati potrebbero forse un giorno rischiare di essere impallinati: "quando c'era lui i treni partivano in orario, quando c'era lui ci deportavano in orario, quando c'era lui non c'eravamo noi, che se c'eravamo noi saremmo stati impallinati, allora votami e vedrai, ti trovo un posto di lavoro, votami e vedrai, che non ti farai male, votami e vedrai, da domani ti vorrò bene" (Capossela - il secondo secondo me).
    La memoria mi rende libero, peccato che gli altri se lo dimentichino...

    Un abbraccio,
    Leonardo

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  4. Forse è Caparezza, non Capossela...

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  5. LA MEMORIA VENDE LIBRI.

    Denise Pisanu

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  6. La memoria per alcuni, purtroppo è anche questo... vendere libri, ma non bisogna dimenticare, non bisogna farlo se non vogliamo ripetere gli stessi errori altrimenti avremo un'altra scusa da spacciare al mondo... ... ...eravamo troppo giovani per ricordare, eravamo troppo lontani per sapere, eravamo troppo attenti al nostro egosimo per capire... stavamo meglio quando stavamo peggio... ah, se ci fosse stato lui... noi emigravamo per cercare un lavoro e non per delinquere... meno clandestini, meno crimini (Berlusconi - 2010)... ed allora che qualcuno venda anche migliaia di libri... ma vi prego, non dimentichiamo, non dimentichiamoli... NON DIMENTICHIAMO NESSUNO SEMPLICEMENTE PERCHE' ABBIAMO GUARDATO DA UN'ALTRA PARTE... altrimenti avranno vinto loro...

    L.B.

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  7. Per fortuna, almeno la Memoria vende libri. Significa che qualcuno è interessato a leggerli.

    Francesco Obinu

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