mercoledì 2 dicembre 2009

Società. La chiavetta dell'autoscontro


Da bambini, quando nel quartiere arrivava l’autoscontro era sempre una festa, e una corsa per accaparrarsi la macchinetta migliore. Era un’estasi tutto sommato proletaria, superiore solo al confronto bruto del pugnometro, solitamente piazzato ai margini di un’area che nessuno si sognava di chiamare lunapark. Uno dei momenti topici all’arrivo dell’autoscontro era l’assegnazione dell’ambita “chiavetta”, ossia il gettone allungato che consentiva di guidare senza sosta e che per questo veniva affidato dai giostrai alla locale testa calda, cui si chiedeva di parcheggiare le macchine alla fine di ogni corsa. Era questo un modo per evitare problemi al resto della clientela, secondo un’antica ricetta che consiste nel responsabilizzare gli indisciplinati ribaltandone il ruolo, spesso per la verità con risultati inquietanti. Mi pare che nella giostra della politica italiana sia avvenuto qualcosa di simile con la Lega, imbonita con generose concessioni e tuttavia incapace di reprimere la propria natura rissosa e arrogante, solo apparentemente fine a se stessa. Per verificarlo è sufficiente osservare il dibattito politico e l’uso strumentale di temi quali immigrazione, razzismo, intolleranza religiosa ed eticità della politica (tra vizi privati e pubbliche impudicizie e impunità). Esemplare è il caso Balotelli, che offre un po’ a tutti l’occasione di gettare acqua o benzina sul fuoco, con dichiarazioni infiocchettate che a seconda della convenienza minimizzano o condannano fermamente il fenomeno del “razzismo nel calcio”. A scanso di equivoci dirò subito che il giocatore interista è tanto bravo quanto antipatico e che credo siano queste caratteristiche a renderlo inviso alle tifoserie avversarie, facendo saltare i nervi anche agli stessi interisti, a dire il vero. Il fatto è che Balotelli ha tutto il diritto di essere antipatico a prescindere dal colore della sua pelle. Ma si sa bene che nei 90 minuti di abbrutimento settimanale basta molto poco agli appassionati di calcio per perdere il controllo e trasformarsi in animali rabbiosi. Una rabbia che dagli stadi di serie A alle gradinate dei campi di periferia viene rivolta contro qualsiasi cosa sia altro. Il colore della pelle, l’origine “straniera” (altro continente, altra nazione, altra città, altro quartiere), la religione, sono ingredienti succulenti e a portata di mano. La repressione o, meglio, la cura di questi odiosi atteggiamenti dovrebbe essere affidata a quel prodotto demodé chiamato educazione e in senso più ampio cultura. Ma mai come in questo caso è importante verificare le condizioni del pulpito per accogliere l’eventuale predica. Domandiamoci, sono più beceri gli ululati di non pochi ultras allo stadio o i simpatici epiteti utilizzati nella polemica politica (“svizzero”, “abbronzato”)? O, tornando ai tempi dell’autoscontro e per chi ha buona memoria televisiva: meglio Kunta-Kinte o Toby?


Alessandro Soddu

6 commenti:

  1. Niente che possa essere più vero.
    In qualunque giostra la chiavetta dell'autoscontro finisce sempre nelle mani sbagliate.

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  2. Sono le regole della giostra, di quella seria delle autoscontro, di quella meno seria della politica e di quella finta del calcio. Se la cultura vi entrasse, non si tratterebbe più di giostre. E noi ci annoieremmo un sacco.
    Bel post.

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  3. Se devi controllare un nemico, fattelo amico.

    Di solito la chiavetta veniva data al più grosso e in modo direttamente proporzionale anche al più arrogante.
    Tanto la cultura non serviva all'autoscontro, ma solo scontro e voglia di fare male. I cori contro Balotelli, l'inciviltà che insulta i diversi, tutti i diversi, per sesso, religione colore della pelle. Il tutto condito in slogan vuoti in difesa della famiglia e dei giovani. Ma la famiglia non interessa a nessuno, nemmeno a Casini o a quella falsa ipocrita della Santachè; mentre i giovani devono morire poco a poco tra alcol e auto sovra alimentate, da utilizzare come all'auto scontro: solo così li si può controllare.
    Nella più totale indifferenza verso una vita che non ha direzione, in paese vecchio, gestito da vecchi, con politiche vecchie dove neanche i morti vanno in pensione. La musica becera suona, n° 3 metti il gettone.
    Il resto è solo grigia tristezza per tre minuti di finta allegria.

    Franco G.R.

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  4. Bel post.
    Marta Maccioccu.

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  5. ma dove si puo comprare la chiavetta? mi date un consiglio

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