venerdì 27 novembre 2009

Società & Politica. Cortocircuito

Il 26 novembre sono accaduti due fatti emblematici di come uno Stato, che voglia dirsi democratico e avanzato, non dovrebbe mai agire rispetto ai cittadini.
NON GRIDARE, O TI PICCHIO! A Roma si è tenuta la grande manifestazione per la difesa del posto di lavoro, che ha visto concorrere nella capitale gli operai di diverse aziende, tra cui anche la Alcoa di Porto Vesme.
Manifestazione del tutto pacifica: niente bastoni, niente molotov, niente armi di alcun tipo, nessun pericolo per gli altri cittadini, nessun danneggiamento... Eppure ancora una volta, come purtroppo tante altre volte, qualcuno tra i manifestanti è rimasto ferito per una manganellata inferta da un poliziotto.
Sembra che non se ne possa fare a meno, una botta prima o dopo deve partire. Chi manifesta con la disperazione nell'anima, perché sta per rimanere senza lavoro, senza mezzi di sostentamento per sé e per la sua famiglia, deve subire anche l'oltraggio di essere picchiato. Forse perché fa troppo chiasso, chissà.
Parlo di Stato e non di Governo, perché la prassi di mettere le zanne della forza pubblica sul collo dei lavoratori, che manifestano in difesa di un loro sacrosanto diritto, non è di questo o di quell'altro Governo. L'apparato statale risponde, macchinalmente, nello stesso modo da sempre, anche se oggi non sono più i tempi di Buggerru o di Portella della Ginestra. La violenza è più tenue, ma la natura dell'approccio è immutata.
Lo Stato, che non è capace di assicurare la stabilità occupazionale, continua a dimostrarsi anche incapace di comprendere (e affrontare nel giusto modo) una delle forme più gravi del malessere sociale.
OBBLIGHI. Sempre lo stesso giorno, il Governo ha ufficializzato l'invio di altri soldati in Afghanistan.
L'Associazione dei Comuni italiani aveva appena finito di tuonare contro la politica finanziaria, che nega i trasferimenti essenziali al funzionamento dei servizi erogati degli enti locali; il mondo universitario teme che non saranno stanziate le risorse promesse per lo sviluppo della ricerca; le politiche per l'occupazione finora sono rimaste lettera morta...
Tutta una serie di servizi e di opportunità per l'interesse e il bene pubblico rischiano di essere tagliati per mancanza di fondi, eppure il Governo non trova niente di meglio da fare che continuare ad alimentare la spesa militare straordinaria.
Anche in questo caso lo Stato dimostra di essere fuori rotta rispetto alle attese dei cittadini. Affermare che "l'Italia ha degli obblighi internazionali da rispettare", non ha alcun senso. La prima preoccupazione dello Stato deve essere rivolta ai bisogni immediati e concreti dei cittadini.
Le risorse pubbliche disponibili devono essere impiegate innanzitutto per la soluzione dei problemi interni. Gli obblighi internazionali (soprattutto se imposti) aspettino.
I cittadini hanno eretto lo Stato a loro tutela. Le randellate gratuite e una politica estera al di fuori delle capacità nazionali non soddisfano questa esigenza.

Francesco Obinu

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