giovedì 3 settembre 2009

Società. Intellettuali e blog

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Intellettuali & blog (Domenicale del “Sole24Ore”, 30.08.2009)
di Marco Filoni

Con l’estate che giunge al termine, scrittori e intellettuali confermano la vocazione agostana alla polemica. Dalle case editrici ai salotti letterari, ancora si discute dello scambio tutt’altro che benevolo fra i due finalisti dello Strega, Scurati e Scarpa. Chi invece discute senza la litigiosità dell’afa è quel consistente popolo di intellettuali “precari”, ovvero coloro che lavorano e offrono al mondo culturale la propria opera, senza essere ancora riconosciuti o strutturati in nessuna parrocchia. Solitamente sono precari dell’università, faticano parecchio ad arrivare alla fine del mese e il loro salotto buono è la rete. Negli ultimi giorni una discussione agita questo popolo: tutto è partito dall’annuncio del leader dei Baustelle di voler lasciare l’Italia in cui non si riconosce più. E dal suo invito: perché gli intellettuali che possono permetterselo, cioè quelli affermati, non si trasferiscono all’estero e motivano il gesto con una lettera indignata al Capo dello Stato? Così, sul sito “scrittori precari” (scrittoriprecari.wordpress.com) animato da Simone Ghelli, è nata una discussione che ha assunto notevoli proporzioni. La questione è: partire o restare? Fra i tanti interventi, quello di Claudia Boscolo — laurea in lettere, dottorato a Londra — punta il dito su una questione spinosa: «Il padre fondatore della lingua italiana fu esiliato da Firenze in contumacia, come si studiava a memoria al liceo, senza capire cosa ciò avesse significato per il poeta sul piano umano, intellettuale e professionale: un disastro. Le radici della cultura italiana affondano nell’esclusione, nella pratica di consorteria, nell’infamia. La situazione attuale non sì può considerare una cacciata implicita? Noi si resta qui, ma qualcuno ce l’ha chiesto forse?». Poi si chiede dove siano gli intellettuali, quelli affermati, che dovrebbero chiamare le cose col loro nome: «questi intellettuali che grazie a raggiunto benessere, coronati dall’alloro di prestigiosi premi letterari, invece di abbracciare con uno sguardo amoroso il proprio da cui non solo non se ne vanno indignati, ma anzi si godono tutte le glorie transitorie di qualche successino editoriale in un carnevale egoico che fa pietà, invece di fare fronte comune e insistere perché qualcosa cambi, si impegnano in miserande scaramucce sui quotidiani, che chi è in scadenza di contratto non ha nessuna voglia di leggere, e se le legge per curiosità ne rimane disgustato». Insomma il messaggio è chiaro: bisogna sporcarsi le mani con la miseria della realtà. Se oggi ha ancora senso parlare del ruolo dell’intellettuale, forse bisognerebbe ascoltare questi giovani. Altrimenti, se si rimane a guardare, non si potrà che sottoscrivere quanto dice Claudia: «Io l’Italia la vedo così: un paese malato che non sa quanto soffre davvero, perché a volerlo veramente valutare si aprirebbe un abisso. Per questo nessuno muove un dito perché al lavoro intellettuale venga riconosciuto un ruolo nell’uscita dall’impasse politica, sociale ed economica. Aprire quel pozzo e sprigionare forze che da almeno un ventennio premono per uscire allo scoperto è qualcosa che chi questo paese lo tiene sotto giogo non può assolutamente permettersi. Il vero corpo di Eluana è l’Italia. A questo punto resta solo, veramente, da staccare il tubo».

link: http://scrittoriprecari.wordpress.com/


segnalato da Alessandro Soddu

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