Ho visto Maradona, il film di Kusturica. La vita e le opere del genio del calcio con gli occhi di Maradona, e con quelli di Kusturica. Bello e soprattutto non stucchevole. Per chi ama il calcio in modo viscerale è sempre difficile approcciarsi a una riduzione letteraria, cinematografica o artistica. C’è sempre il rischio che venga omesso qualcosa o, al contrario, esagerati i toni, che il narratore prevalga sull’attore, come il critico d’arte sull’opera d’arte. La rabbia che assale il telespettatore quando il regista anziché seguire l’autore del gol in tutta la liturgia del festeggiamento ripropone ossessivamente inutili replay. Il tempo non ammette moviole e tutto il baraccone mediatico che ruota intorno al calcio serve solo ad avvelenare gli animi e non a raccontare qualcosa che è già racconto pulsante. Il business impone contratti, ritmi, calendari, ma pretende anche di celebrare valori e di promuovere una società migliore. È evidentemente tutto inutile, oltre che ipocrita: sarebbe come vedere le prostitute incoraggiare l’astinenza sessuale. La favoletta dei “valori dello sport” avrà (o tornerà ad avere) un senso quando a raccontarla non sarà lo stesso orco cattivo. Dai campioni del calcio (o di altri sport) non ho mai preteso che insegnassero un accidente, se non ciò che facevano in campo. L’inarrivabile bravura e presunzione di Maradona l’ha reso inviso a milioni di tifosi avversari, ed è giusto che nella storia sia stato così. Ma il suo progressivo e inarrestabile declino ha fatto capire che abbiamo avuto la fortuna di assistere a qualcosa di straordinario e, soprattutto, tangibile. Altri miti, Pelè su tutti, appartengono a un’era sostanzialmente pre-televisiva e perciò galleggiano in una memoria omerica. Maradona no. Autore del suo destino nel bene e nel male, è stato fra noi, mostrando tutta la sua natura divina e una devastante umanità. Ci vuole un’età giusta per capire Maradona. La sua consuetudine con la droga non era diversa da quella di tanti importanti uomini politici che ne giustificano l’uso per scopi terapeutici. Ho capito di amare Maradona nel 1994, guardando da un megaschermo a Genova la partita Argentina-Grecia, in un bar, tra immigrati e persone qualunque di ogni nazionalità. Il suo gol, il suo urlo mi hanno reso felice. La congiura yankee e tutto il resto mi interessano quanto i baffi di Gianni Minà. Ho visto Maradona.
Alessandro Soddu
Non amo Maradona, in genere non amo gli Idoli.
RispondiEliminaNon lo giudichiamo per la sua vita disgraziata-forunata-dissennata? Lo giudichiamo per quel che ha saputo fare in campo?
Bene. Tra le mille, apprezzabili magie, ha saputo produrre anche un gol con una mano (quella de Dios, ovviamente), di cui è sempre sembrato andar particolarmente fiero (questione di... Falkland/Malvinas?).
Fallo. Antisportivo, si direbbe nel basket. Non prodezza, non gesto di cui vantarsi.
Per fu una conferma: un grande Diego nel gesto tecnico col pallone, un povero dieguito come uomo.
Aquarius